Disabilità, la sfida dell’ascolto e dell’accompagnamento

Presentato al Maggiore il Vademecum “Nessuna anima è disabile”. De Donatis: «Nessuna circostanza può limitare il senso religioso dell’uomo»

«L’anima non è mai incapace di vivere ciò per cui è stata creata. Cioè essere figlia del Padre, essere stabile dimora dello Spirito Santo. Non c’è nessuna circostanza o disabilità che possa toglierle questa capacità. L’unico ostacolo è la nostra libertà, che sola può rifiutare tutto». Il cardinale Angelo De Donatis è partito da questa riflessione, sabato 14 dicembre, per presentare il Vademecum “Nessuna anima è disabile”, dedicato alla pastorale delle persone con disabilità.

Nell’incontro, che si è svolto al Seminario Maggiore, il vicario del Papa ha rimarcato come il testo, a cura dell’Ufficio catechistico diocesano – la cui pubblicazione è attesa per marzo 2020 -, si collochi «in un anno pastorale che la diocesi romana ha dedicato all’ascolto del grido della città». E ascoltare chi ci è prossimo, ha chiarito, «significa fargli spazio nel nostro cuore. Inteso biblicamente come interiorità e centro della persona, luogo in cui si depositano le nostre giornate, pensieri, sentimenti». L’ascolto infatti «non è una questione di orecchio. Una persona disabile ha solo più difficoltà a rivelarsi, a farsi conoscere, a raccontarsi. Per questo ha bisogno di un ascolto ancora più attento».

Citare le parole di Francesco nella Giornata mondiale delle persone con disabilità dello scorso 3 dicembre, De Donatis ha ribadito che «siamo chiamati a riconoscere in ognuna di esse un singolare apporto al bene comune attraverso la propria originale biografia. A riconoscerne la dignità, ben sapendo che non dipende dalla funzionalità dei cinque sensi. Perché ciò avvenga – ha concluso – dobbiamo “sviluppare gli anticorpi contro una cultura che considera alcune vite di serie A e altre di serie B”. Non basta infatti fare buone leggi e abbattere le barriere se non cambia anche la mentalità».

In realtà, l’inclusione delle persone disabili non solo «è possibile» ma è anche «un cammino già avviato, in tante realtà e in vari ambiti della Chiesa e società, dell’opinione pubblica, che è sensibile ai diritti delle persone con fragilità nel nostro Paese». Ad affermarlo, don Luigi D’Errico, referente del settore Disabili e catechesi dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. «Il Vademecum – ha affermato – è un sussidio che desideriamo offrire ai parroci, ai diaconi, ai catechisti e a tutti gli operatori pastorali per una comunità inclusiva e mai discriminante». All’interno, ha riferito, «sono riportate alcune buone pratiche che possono essere già ripetibili a livello nazionale». L’obiettivo è quello di « accompagnare la prassi delle comunità cristiane, cercando di puntare più in alto possibile nella valorizzazione della vita delle persone disabili». Tra le strade indicate, quella di una maggiore conoscenza anche delle diverse disabilità, «per poter dare risposte multiple».

Presente all’incontro anche suor Veronica Amata Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, che ha ribadito con forza che «non esiste nessun limite fisico o psichico che possa essere d’impedimento all’incontro con Gesù». A margine dell’incontro poi la religiosa ha sottolineato come negli ultimi anni la percezione delle persone disabili da parte della società siamo molto cambiata. «In questo senso – ha dichiarato – la Chiesa ha dato un importante contributo, perché ha avviato un processo inclusivo e di sensibilizzazione con le comunità e il territorio lavorando sul pregiudizio, anche religioso e comunitario, passando dalla presenza tollerata alla partecipazione attiva delle persone disabili». Eppure «c’è ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda la fase adulta e anziana». A dimostrarlo, i dati Istat citati da suor Donatello, che parlano di 600mila persone «che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Solo una piccola parte vive infatti all’interno di strutture, cattoliche o non. Sicuramente – ha commentato – dobbiamo recuperare una dignità della vita, riscoprirci comunità generatrice, per contrastare la cultura dello scarto e della solitudine».

Questa la direzione in cui opera il nuovo servizio Cei, che opera in sinergia con congregazioni, associazioni, movimenti, istituzioni accademiche, con l’obiettivo di «accompagnare la persona in tutti i momenti della propria esistenza e imparare a fare rete attraverso le nuove tecnologie in ambito pastorale. Il tutto in continuità con quanto fatto finora, mettendo a frutto esperienze e diffondendo buone pratiche in atto, di cui stiamo tracciando una mappatura. Ma al contempo – ha concluso suor Donatello – in discontinuità: allargando il discorso ad altri ambiti della vita, dai centri diurni al “dopo di noi”».

16 dicembre 2019