Dik Dik: «”Ci sarà” è il manifesto delle nostre attese»
Il gruppo racconta i nuovi progetti, con l’ultimo album di una carriera che dura da 55 anni: “Una vita d’avventura”. «Il nostro pubblico? Di tutte le età»
In questo tempo di grandi insicurezze in cui abbiamo affidato anche alla musica il compito di consolarci, arriva una certezza: i Dik Dik, giganti della musica beat e rock italiana, sono ancora produttivi e hanno tanto da raccontare. Lo ricorda il video clip di “Ci sarà”, singolo estratto che anticipa il nuovo album “Una vita d’avventura”, realizzato grazie al contributo fotografico di circa 2500 fan. È bastato un semplice annuncio sui social della band milanese richiedendo due foto, con la pandemia come spartiacque, per scatenare la creatività dei fans e creare un racconto musicale tra memoria e speranza. Oggi i Dik Dik, nati a Milano nel 1965 e conosciuti prima come Dreamers, poi come Squali, che devono il loro nome a quello di un’antilope africana, sono: Giancarlo Sbriziolo (detto Lallo) – voce, basso (dal 1965 al 1978 e dal 1982), Erminio Salvaderi (detto Pepe) – chitarra ritmica, tastiera, voce secondaria (dal 1965) e Pietro Montalbetti (detto Pietruccio) – chitarra solista, cori (dal 1965), che a proposito del nuovo progetto ha dichiarato: «Rifondare il nostro repertorio è un modo per rimanere vitali e carichi. Sentirsi arrivati, consolidati, spesso conduce alla fine della creatività e quindi alla morte per un’artista. Potersi stupire davanti ad un suono nuovo è tutto».
Prodotto da Gaetano Rubini e da Luca Nesti, “Una vita d’avventura” (di imminente uscita) raccoglie 11 brani (dei quali 6 inediti scritti dallo stesso Nesti e da una équipe di autori che comprende anche l’intera band e 5 canzoni scelte tra i maggiori successi), e nasce dall’esigenza di fotografare, dopo 56 anni di carriera, la fase attuale della band milanese, la loro storia, i sentimenti, la voglia di futuro e l’amore per la musica. Tra gli storici successi ricordiamo “L’isola di Wight, Sognando La California, Senza luce, Il primo giorno di primavera”: brani che ogni volta che vengono proposti in qualche trasmissione televisiva amarcord lasciano ancora il segno. Noi li abbiamo intervistati per farci raccontare cosa “Ci sarà” per loro in futuro.
“Ci sarà” è un titolo che lascia delle attese. Quali sono le vostre?
Pietruccio: Principalmente che si possa tornare a fare musica, a riempire le piazze e i teatri non solo per la nostra ormai accertata fame di musica ma perché significherebbe che siamo usciti totalmente da questo periodo assurdo e pericoloso. Ecco, questo “Ci sarà” è un po’ il manifesto delle nostre attese che fotografa un momento avverso, malinconico ma che coltiva ancora speranza e futuro, un futuro che ci veda molto più vicini e partecipativi di adesso.
Per il video avete raccolto le immagini dai fans, e si vedono per lo più giovani. Chi è oggi il vostro pubblico?
Pepe: Più o meno è lo stesso da sempre che va di generazione in generazione. Anche quando abbiamo cominciato ci ha seguito un pubblico di ogni età, piacevamo ai giovani ma eravamo rassicuranti anche per i genitori. Anche oggi, se pur nella misura inversa, è così, ci trasciniamo da oltre 50 anni la generazione dell’epoca ma ci sono sempre moltissimi giovani ai nostri concerti, ecco si può dire che per i giovani oggi siamo rassicuranti e portatori di certezza musicale. Inoltre, in questo momento dove pare che fare cover sia l’oggetto musicale trainante forse per i giovani siamo avanguardistici e originali. Ma tengo a sottolineare che nel video ci sono protagonisti di tutte le età, come è a tutti gli effetti il nostro pubblico.
Nella vostra lunga esperienza vi mancava una pandemia. Che periodo è stato per voi? E cosa vi augurate per la ripresa degli spettacoli?
Lallo: Per coloro che sono abituati a girare continuamente il mondo e incontrare persone come facciamo anche noi da moti anni è stato un periodo muto, talvolta così sordamente rumoroso da dare forma e sostanza ai silenzi. Ci hanno aiutato i social e nostri fan, ci hanno fatto sentire la loro vicinanza e il loro sostegno ogni ora del giorno, ed è per questo che abbiamo deciso di fare un video esclusivamente con le immagini dei fan per rendere protagoniste le persone per noi più importanti in questo periodo di pandemia. Come ti abbiamo detto sopra ci auguriamo che riprendano al più presto i concerti perché sarebbe sinonimo di risoluzione del problema ma ci auguriamo anche che finalmente la nostra categoria presa in una tenaglia in questo periodo trovi la forza di unirsi per diventare una voce sola e che riesca a redigere un vero e proprio statuto per tutta la categoria dei lavoratori dello spettacolo; troppi individualismi ci sono sempre stati nel nostro settore di rappresentanza, ma la musica è un concetto di insieme e insieme, di solito, siamo più forti.
La vostra biografia, fin dalle prime righe è piena di curiosità: un provino agli esordi procurato dall’allora arcivescovo di Milano Montini, futuro Papa Paolo VI, e l’interpretazione di un brano scritto da Lucio Battisti ancora sconosciuto… Come sono andati questi episodi?
Pietruccio: Sono quelle coincidenze che ti cambiano la vita, noi facevamo le prove e ci incontravamo anche per stare insieme in un oratorio frequentato da Montini, la Ricordi era la fornitrice ufficiale di organi da chiesa e fu così che Montini chiese alla consegna di un nuovo organo, mediante lettera, di poter ottenere un provino per noi, facemmo quel provino e in Ricordi rimasero sorpresi commissionandoci subito un altro provino e da lì in poi la storia la conoscete. In quelle sale di attesa dove si eseguivano i provini c’era anche un ragazzo molto giovane con cui legammo subito, era Battisti, poco dopo uscì il primo nostro singolo, “1-2-3”, il lato B era “Se rimani con me”, di cui Battisti era tra gli autori, in futuro divenne nostro produttore scrivendo con Mogol qualche perla per noi.
State lavorando a un nuovo album anche con brani inediti. Cosa potete anticiparci?
Lallo: Tra il 2018 e il 2019 abbiamo ascoltato circa cento canzoni provenienti da autori da tutta Italia anche molto belle, ma non eravamo convinti, non centravano completamente lo spirito Dik Dik e dato che questa sarà la nostra ultima opera discografica volevamo qualcosa che ci appartenesse e rappresentasse totalmente come fosse un filo di congiunzione tra passato e presente. Poi Gaetano Rubino ha avuto un’intuizione e ci ha portato in uno studio della campagna toscana, dove abbiamo conosciuto Luca Nesti, abbiamo parlato molto, ci ha fatto domande a raffica e l’indomani appena entrati in studio per continuare la nostra conoscenza, Luca ci ha fatto leggere un testo partorito nella notte appunto dal titolo “Una vita d’Avventura” e ci siamo illuminati a leggere la nostra storia in una sintesi di 3 minuti. Successivamente quello che è uscito fuori in una grande empatia tra tutto lo staff di lavoro sono 6 canzoni inedite meravigliose che raccontano perfettamente il nostro stile e, vorrei esagerare, ci proiettano anche nel futuro. Il disco avrà 11 canzoni 6 inedite e 5 grandi successi realizzati come si faceva una volta, tutto suonato da strumenti veri e non virtuali conditi di testi di grande spessore. Segnaliamo tra gli altri la nostra perla si intitola “Gli Angeli” e racconta con grande emotività chi sono davvero gli angeli attuali.
Che ne pensate delle tendenze musicali di oggi?
Pepe: Sono appunto tendenze inserite in un concetto a parte, i generi musicali sono da una parte figli di questo tempo, spesso che scorre e passa e poi comunque i giovani adolescenti debbono avere il diritto di esprimersi e ascoltare musica come meglio credono. Casomai ne farei un concetto di semina culturale che in Italia manca da troppi anni, è la cultura che condiziona anche involontariamente l’esprimersi dei giovani, su quello l’Italia dovrebbe cominciare a lavorare di nuovo e con grande impegno, la mancanza di cultura si evidenzia troppo in questo momento.
15 maggio 2020