Dicembre 1992, la visita di Papa Wojtyla a Colle Oppio

Su Roma Sette la cronaca dell’incontro di Giovanni Paolo II con i poveri alla mensa della Caritas diocesana

«È triste constatare che in un’epoca di generale benessere non poca gente anche in questa città soffre per la mancanza di beni essenziali come il cibo quotidiano…, e ci colpisce ancor più nel contesto di accresciuta dispendiosità delle feste natalizie…» questo il monito del Papa in visita domenica scorsa alla mensa del Colle Oppio istituita dalla Caritas diocesana. Mentre i romani si dedicano ai tradizionali acquisti, sempre più costosi ed inutili, il Papa ha voluto dare un segno tangibile con la sua presenza fra i fratelli più poveri e sfortunati dei quali nessuno parla se non quando se ne occupa la cronaca nera. Egli ha voluto per un giorno condividere lo stato d’animo degli extracomunitari e degli emarginati che affollano la mensa dell’Esquilino.

Una visita densa di significati nell’ultima domenica d’Avvento: un chiaro segnale alle autorità e alla gente comune per non dimenticare l’emergenza degli extracomunitari e dei poveri sempre più numerosi, una risposta autorevole ai rigurgiti di razzismo nella Capitale. Il Papa era atteso per le 9 ma già da un’ora prima una folla trepidante si accalcava nel piccolo cortile dell’oratorio dal quale si accede ai locali della mensa. I commenti e le espressioni di gioia si alternavano nelle lingue più svariate: tutti volevano parlare al Papa, stringerli la mano e fare gli auguri, molti vi sarebbero riusciti grazie alla sua tradizionale disponibilità.

Quando il Papa, accolto dal Vicario Card. Ruini, dal Sindaco Carraro, da Mons. Giannini, Vescovo ausiliari del Settore centro e da Mons. Di Liegro, è arrivato passando tra due ali di folla, migliaia di mani si sono protese offrendo fiori lettere e piccoli doni, alzando bambini per ricevere benedizioni per ricevere benedizioni e acclamandolo in tutte le lingue. Oltre 3.000 persone affollavano il cortile, per lo più i frequentatori abituali e le decine di volontari che vi prestano servizio, con una rumorosa rappresentanza degli Scout e dei giovani della Società sportiva Exquilia.

Spiccava un cartello dove si leggeva «Il Perù ti vuole bene» di un gruppo sudamericano che avrebbe più volte scandito: «Juan Pablo querido el pueblo està contigo!» Nelle prime file due giovani sudanesi con le loro famiglie, portavano sulle spalle due bambini in tenera età che sventolavano divertiti le loro bandierine vaticane, un loro cartello di cartone augurava al Papa ogni felicità. Visibilmente commosso per l’accoglienza ricevuta il Papa ha compiuto, prima di prendere posto sul palco, un gesto altamente significativo.

Ha voluto intrattenersi per alcuni minuti con Valentino Nogali, il somalo di 63 anni, che qualche giorno prima, mentre dormiva all’addiaccio al Colle Oppio era stato cosparso di benzina e dato alle fiamme da vili aggressori. Per lui il Papa ha avuto parole di conforto e un abbraccio fraterno. Si è poi personalmente congratulato con i volontari, medici, avvocati e gente semplice armata di buona volontà, che svolgono il loro servizio nella mensa e presso l’ambulatorio Caritas di via Magenta. Assorto e talvolta con gli occhi socchiusi ha ascoltato con attenzione i brevi discorsi di benvenuto pronunciati spesso in un italiano stentato, interrotti dai canti gioiosi di alcuni giovani somali, etiopi ed albanesi, quest’ultimi musicisti della Caritas di Tirana gemellata con quella di Roma.

Dopo la liturgia della parola nel breve discorso il Papa ha, tra l’altro, ricordato le linee guida dell’impegno della Diocesi: «Rivendicare l’antica caratteristica di Roma, città accogliente e aperta; ripudiare ogni forma di razzismo e xenofobia e trasmettere un messaggio di rispetto e accoglienza; mobilitare le energie volontarie, così numerose e ricche».

«Una lunga teoria di doni dalle comunità di tutto il mondo sono stati offerti al Papa che ha voluto a sua volta lasciare un contributo di 106 milioni alla mensa che versa in precarie condizioni economiche che rischiano di causarne la chiusura. Prima di visitare i locali interni e consumare una breve colazione con alcuni tra i più poveri il Papa ha voluto ringraziare il Signore per la giornata di sole donata ai convenuti, «come aveva predetto Mons. Di Liegro, un buon profeta!» ha concluso augurando un sentito «Buon Natale» ai soddisfatti ed infreddoliti presenti.

27 dicembre 1992