Diaconi permanenti: l’ordinazione a San Giovanni

La celebrazione il 21 novembre a San Giovanni in Laterano. Monsignor Nicola Filippi, delegato per il diaconato permanente, spiega la formazione

La celebrazione il 21 novembre a San Giovanni in Laterano. Monsignor Nicola Filippi, delegato per il diaconato permanente, spiega la formazione

«La mia chiamata a diventare diacono è arrivata due volte: una prima negli anni ’80, ma ero troppo giovane e preso da altri impegni, quindi non volli ascoltarla. Poi cinque anni fa, e allora non ho avuto dubbi, il mio è stato un sì immediato al Signore». Racconta così la sua vocazione Mario Barborini, della parrocchia di San Liborio, ordinato diacono sabato sera, 21 novembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano insieme ad altri quattro: Riccardo Baccani (Santa Margherita Alacoque); Danilo Cartacci (Santi Fabiano e Venanzio); Giustino Trincia (Santa Maria Madre della Provvidenza); Graziano Giannini (San Giuda Taddeo Apostolo).

«Nella mia parrocchia – continua Mario – sono sempre stato attivo nel servizio pastorale, per me era una chiamata insieme a quella matrimoniale! Mi sono occupato della preparazione ai sacramenti, sia per la cresima, soprattutto per coloro che ci arrivano da adulti, sia seguendo le coppie che si apprestano a far battezzare i loro figli». E il cammino di Mario è stato supportato dai sacerdoti della sua parrocchia che lo hanno sempre sostenuto ed incoraggiato, dalla sua famiglia, ma anche dai colleghi di lavoro: «Lavoro in un ministero – spiega -, all’inizio avevo pudore a raccontare ai colleghi quello che mi stava succedendo. Quando lo hanno scoperto, sono stati tutti molto contenti e questo mi ha commosso. Abbiamo formato un piccolo gruppo di preghiera e tutte le mattine ci riuniamo per qualche minuto per recitare insieme le lodi».

Impegnativa è la formazione per diventare diacono, che esige una preparazione di cinque anni: «In genere – spiega monsignor Nicola Filippi, delegato diocesano per il diaconato permanente – queste persone sono tutte segnalate dai loro parroci. C’è un primo colloquio e un anno di accompagnamento in cui cerchiamo di approfondire le ragioni per cui hanno accolto questo invito. Li introduciamo alla preghiera liturgica e ad avvicinarsi con maggiore frequenza al sacramento della riconciliazione. Successivamente inizia il cammino di formazione vero e proprio. Il primo anno c’è un introduzione alla storia di questo ministero e a quello che si andrà a svolgere. Dal secondo al quarto anno, invece, seguono gli studi teologici e l’ultimo anno è previsto il completamento della formazione in cui si riprendono gli ambiti del ministero».

Ma anche le famiglie sono coinvolte. «A questo proposito – continua Filippi – organizziamo un incontro di formazione rivolto proprio alle mogli, che spesso collaborano con il marito nelle attività parrocchiali». Del resto, il ruolo del diacono sta diventando sempre più importante. «Diacono – conclude don Nicola – vuol dire ministro della carità, infatti spesso sono vicini a tutte quelle forme di povertà materiale e spirituale che si incontrano nella città. Si occupano della preparazione ai sacramenti, possono leggere il Vangelo e tenere l’omelia, amministrare il battesimo, celebrare il rito delle esequie e della sepoltura. I nuovi diaconi sono tutti professionisti, sposi e padri. Dobbiamo essere grati al Signore per questo dono».
23 novembre 2015