Di Liegro 25 anni dopo: interrogava le coscienze

Il 12 ottobre il ricordo di istituzioni e società civile con un convegno in Campidoglio e una Messa ai Santi Apostoli. Di Tora: «Metteva al centro gli emarginati». Cecchini: «Un sacerdote fuori del comune». La nipote Luigina: «Rimase inascoltato su tanti temi»

Il 12 ottobre 1997 moriva don Luigi Di Liegro, fondatore e primo direttore della Caritas diocesana, sacerdote che ha combattuto per la pari dignità di tutti gli uomini richiamando costantemente le coscienze contro la cultura dell’indifferenza e dell’emarginazione. La vita, le opere e la prospettiva profetica su temi ancora oggi in primo piano saranno ricordati nel convegno “Don Luigi Di Liegro, l’attualità di una visione” che mercoledì , nel 25° anniversario della morte, si terrà in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, a partire dalle 9.30. Sempre il 12 ottobre, alle 19, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, presiederà la Messa nella basilica dei Santi XII Apostoli; concelebrerà il vescovo ausiliare per il settore Est Riccardo Lamba.

Dopo la morte di don Luigi, la Caritas diocesana fu guidata, dal novembre 1997 al giugno 2009, da monsignor Guerino Di Tora, poi vescovo ausiliare per il settore Nord, il quale ebbe con il sacerdote «un legame profondissimo». Di Liegro, infatti, era stato viceparroco di San Leone Magno al Prenestino quando Di Tora era solo un bambino che frequentava la parrocchia, e mai avrebbe immaginato che 40 anni dopo sarebbe diventato il suo successore. Durante il ministero sacerdotale, Di Liegro «ha sempre messo al centro gli emarginati facendo riscoprire il senso della dignità umana», dice Di Tora ricordando in particolare che quando Di Liegro inaugurò le mense «rivendicava il fatto che non si poteva negare un pasto caldo a nessun essere umano». A 25 anni dalla morte di Di Liegro, il tempo «potrebbe far dimenticare la sua figura, ma non le tante opere da lui realizzate – prosegue il presule -; quelle superano il tempo, rimangono nella coscienza e creano opportunità attraverso le quali evangelizzare anche nel presente. Oggi, in questo ambito di sinodalità in cui dobbiamo sempre più imparare ad ascoltare gli altri, è importante riscoprire il suo messaggio mettendo l’uomo al centro».

Claudio Cecchini, direttore generale dell’Opera romana pellegrinaggi, ha camminato al fianco di don Luigi per 17 anni, da obiettore di coscienza in servizio civile presso la Caritas diocesana, fino a ricoprire il ruolo, alla fine degli anni ‘80, di vicedirettore dell’organismo pastorale. Parla di «un uomo e un sacerdote fuori dal comune, eccezionale». Per Cecchini è stata, dopo il padre, «la figura maschile di maggior esempio» per la sua crescita umana e lavorativa. Il messaggio di don Luigi è ancora oggi «di drammatica attualità – prosegue – perché nonostante gli impegni pubblici nel settore delle politiche sociali, il grande sforzo e ruolo del volontariato e della Caritas a livello nazionale, diocesano o parrocchiale, la situazione sociale ed economica è tale che le povertà sono in aumento. Il suo invito costante agli uomini, ai cristiani e alle istituzioni di essere attenti ai bisogni degli ultimi è di drammatica attualità». Immaginando cosa direbbe oggi don Luigi dei “nuovi” poveri, delle famiglie piegate dalla crisi economica e dal caro bollette o della condizione dei profughi in fuga dalle guerre, Cecchini dice che «urlerebbe alle coscienze, sarebbe indignato, preoccupato e arrabbiato e cercherebbe innanzitutto nel suo piccolo di dare testimonianza attraverso l’impegno quotidiano nel produrre servizi, creare iniziative e progetti».

Poco dopo la morte di don Luigi è nata una Fondazione internazionale a lui intitolata e che oggi si occupa soprattutto delle problematiche legate al disagio mentale per combattere l’esclusione. Segretaria generale della Fondazione è Luigina Di Liegro, nipote del sacerdote. «Mio zio ha lasciato una comunità di persone che ha accolto la sua testimonianza di vita – riflette -. Anche oggi ci sono centinaia di volontari di tutte le età che portano avanti il suo pensiero non solo a parole ma con gesti concreti». Luigina punta sull’attualità del pensiero di don Di Liegro, rimasto «inascoltato sull’immigrazione, sui servizi sociali, sull’accoglienza, sul dare dignità ai disoccupati, sul problema dell’abitare, tematiche di cui parlava 25 anni fa e che ancora oggi dobbiamo affrontare. Lui interrogava le coscienze, oggi manca chi lo fa».

11 ottobre 2022