Detenuti, alla Pisana una casa per “ricominciare”

La struttura di accoglienza per chi non ha domicilio promossa dal Vic e sostenuta dall’Elemosineria apostolica. L’inaugurazione con il cardinale Krajewski

Un verbo declinato al presente, che cova in sé speranza per il futuro e dice della possibilità di nuove occasioni. Si chiama “Ricominciamo” la casa di accoglienza nata per aiutare le persone detenute e senza un domicilio a uscire dal carcere con le misure straordinarie previste per l’emergenza Covid-19. Promossa dall’Associazione Volontari in carcere – che afferisce alla Caritas di Roma ed opera nella diocesi dal 1994 – e sostenuta dall’Elemosineria apostolica della Santa Sede, la struttura ricettiva ha sede nell’istituto della Congregazione delle suore “Figlie di Cristo Re”, a via della Pisana, ed è stata inaugurata venerdì sera, 25 settembre, alla presenza del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico.

«Questa casa di speranza dietro a quei cancelli che portano alla strada apre a chi la abita le porte sul mondo – ha detto il porporato -: qui si può ricominciare a vivere». Attualmente la struttura ospita tre persone in detenzione domiciliare e altrettante che hanno terminato la pena e stanno cercando un alloggio definitivo mentre sono cinque quelle in permesso premio. Nel portare il saluto e la benedizione del Papa agli ospiti, dei quali ha accolto con cordialità domande e sollecitazioni, Krajewski ha donato a ciascuno «una corona del Rosario proveniente da Lourdes», invitando a «pregare per voi stessi, per le vostre famiglie e per il Santo Padre, che mai si dimentica di chi è più piccolo e che, da vero pastore, conosce e anticipa le richieste di chi è nel bisogno».

L’elemosiniere apostolico ha quindi citato alcune parole di Madre Teresa di Calcutta per osservare come «questo progetto nasce con piccole gocce di carità, che grazie alla Provvidenza diventano un fiume e poi arrivano a trasformarsi in mare», aggiungendo di seguito con il sorriso che «da vero padre, il Papa ha voluto anche far arrivare dei pacchi di buoni alimenti, a cominciare da del buon caffè», perché «non basta nutrire l’anima, bisogna sostenere pure il corpo». Quindi, l’invito agli ospiti della Casa affinché, al termine della semplice cerimonia di inaugurazione, «scarichiamo insieme dall’auto vaticana quello che il Papa ha voluto che vi consegnassi».

Ad esprimere riconoscenza per questo progetto di solidarietà è stata Annamaria che, a nome di tutti gli attuali ospiti, ha letto una poesia in romanesco da lei composta. «La vita è dura e a noi ci ha sbattuto contro un muro – ha detto con piglio sicuro sebbene non senza emozione -, però ora vogliamo e possiamo recuperare libertà e dignità». Da parte sua, don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha sottolineato «l’attenzione e la sensibilità di Papa Francesco per il mondo carcerario» mentre Francesco Moggi, presidente del Vic, ha auspicato che «in questo luogo, per ora temporaneo ma che speriamo destinato a fare dei passi in avanti, tutti possano davvero riappropriarsi della propria vita dopo la sofferenza della pena detentiva».

Prima della visita del cardinale Krajewski ai diversi ambienti che «rispondono all’esigenza di offrire accoglienza a quei detenuti che, pur avendone diritto, non possono beneficiare delle misure alternative», don Marco Fibbi, coordinatore dei cappellani del carcere di Rebibbia, ha presentato al porporato i 6 operatori che saranno impegnati nella gestione della “Casa Ricominciamo”. In particolare, Cristiana Ingigneri, coordinatrice della struttura, ha parlato di «un vero clima di famiglia e di collaborazione creatosi tra operatori, ospiti e volontari, con diverse mansioni per ciascuno: dalla pulizia delle stanze alla coltivazione dell’orto, dalla cura del giardino alla preparazione dei pasti».