Decreto sicurezza, incassata la fiducia alla Camera

L'aula di Montecitorio si è espressa con 336 voti favorevoli. Ora si attende il via libera definitivo. L'allarme del Centro Astalli: «Un passo indietro di cui non si vede la logica»

336 voti favorevoli; 249 voti contrari; nessun astenuto. L’aula di Montecitorio ha approvato nella serata di ieri, 27 novembre, la questione di fiducia sul decreto in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica. Ora si attende, tra oggi e domani, alla Camera dei deputati il via libera definitivo al decreto, dato che è alle battute conclusive l’iter di approvazione del provvedimento voluto fortemente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Proprio dal vice premier sono arrivate parole di «enorme soddisfazione» per l’avanzamento del decreto che, ha assicurato, «porterà più tranquillità, ordine, regole». Tra le novità introdotte dal provvedimento, il giro di vite sui permessi di soggiorno per motivi umanitari, la revoca dell’asilo in caso di violenza sessuale o furto, la revoca della cittadinanza italiana in caso di condanna per terrorismo ma anche l’introduzione del braccialetto elettronico per gli imputati per maltrattamenti in famiglia e stalking, la dotazione della pistola a impulsi elettrici anche per i vigili urbani, l’estensione del Daspo urbano.

Di segno opposto la reazione del Centro Astalli, che esprime invece il suo allarme per gli effetti dell’entrata in vigore del decreto Sicurezza, su cui la Camera ha votato la fiducia «senza aver avuto la possibilità di entrare nel merito delle questioni contenute nel testo proposto». Le migrazioni, dichiarano dalla struttura dei Gesuiti, «non sono materia contingente o imprevedibile tale da richiedere la decretazione d’urgenza o peggio la necessità di ricorrere alla fiducia alle Camere». Al contrario, eliminando ogni possibilità di confronto sul merito delle norme contenute nel provvedimento «si elimina ogni possibilità di gestire un fenomeno complesso con una legge ordinaria, espressione del potere legislativo affidato alle Camere dai cittadini».

La preoccupazione del Centro Astalli non riguarda solo il “metodo” scelto dal governo per arrivare all’approvazione del decreto ma anche e soprattutto «le misure in esso contenute, che sono incompatibili con diversi principi costituzionali e di diritto internazionale, e che avranno ricadute negative sulla vita delle persone migranti e su tutta la società». A cominciare dalla detenzione amministrativa – fino a oltre 6 mesi – «per persone che non hanno commesso alcun crimine», solo per verificarne l’identità. Una scelta che viene definita «contraria alla Costituzione», a cui si aggiunge la previsione di una lista di Paesi sicuri stilata dal governo, «per cui un richiedente originario di uno Stato considerato sicuro non può presentare domanda d’asilo, in aperta violazione del principio di non respingimento contenuto nella Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato».

Ancora, dal Centro Astalli definiscono «irrazionali e incoerenti rispetto all’esigenza di aumentare la sicurezza dei cittadini» sia l’abolizione della protezione umanitaria che l’espulsione dei richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). «Ampliando la marginalità e riducendo di molto le possibilità di accompagnamento di tanti migranti forzati, tra cui anche molti portatori di gravi vulnerabilità, si aumentano le fasce di irregolarità, di esclusione sociale e di illegalità», è il commento. In sintesi, «un passo indietro di cui non si vede la logica, se non quella di alimentare l’allarme sociale per distogliere l’opinione pubblica dalle vere urgenze del Paese e ottenere consensi politici senza preoccuparsi di trovare soluzioni strutturali a temi complessi». Proprio per questo, assicurano dalla struttura dei Gesuiti, «con maggior determinazione continueremo ad accompagnare i migranti forzati nel loro percorso di integrazione, perché siamo convinti che solo lavorando per la legalità, il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone, saremo tutti più sicuri».

28 novembre 2018