«Siamo solidali con i sindaci di Palermo e di Napoli che hanno espresso chiaramente la loro opposizione alle nuove norme sull’immigrazione, non escludendo il ricorso ad atti di disobbedienza civile». Il presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) Roberto De Facci non usa mezzi termini, in riferimento alle misure contenute nel Decreto sicurezza: «Le modifiche di legge approvate dal governo – afferma – non sono solo sbagliate e controproducenti rispetto a una gestione razionale dell’immigrazione ma ledono fondamentali principi di umanità». Per questo anche il Cnca, con oltre 260 organizzazioni aderenti, «ritiene possibile e moralmente lecito promuovere azioni che considerino l’accoglienza e il sostegno ad esseri umani migranti come valori non eludibili per via legislativa».

Il presidente racconta dell’impegno del Cnca, che ogni anno incontra centinaia di migliaia di persone in cerca di aiuto o di migliori opportunità di vita. «Tantissimi italiani, molti stranieri. Crediamo che sia urgente – prosegue –  costruire una rete nazionale, plurale nella sua composizione e articolata a livello locale, che riunisca tutti coloro che sono impegnati in difesa dei diritti fondamentali senza distinzioni di nazionalità. Un’aggregazione che realizzi un’azione concertata di critica della normativa sull’immigrazione e, più ancora, una proposta complessiva sulle migrazioni che nasca da una visione alta, la cui persistente assenza è ormai diventata un deficit gravissimo non solo per il nostro Paese ma per la stessa Europa».

In questa direzione, è convinto De Facci, «non si partirebbe da zero ma dai contenuti elaborati dalle diverse iniziative nate in questi ultimi anni in favore delle persone migranti e della convivenza civile. Un’eventuale chiusura del governo e del parlamento dinanzi a una tale proposta renderebbe legittime e opportune anche azioni di disobbedienza civile». Un’opzione, quest’ultima, che «non è da prendere a cuor leggero. Richiede, anzi, capacità di analisi e senso di responsabilità. Tuttavia – è il monito – non vorremmo doverci trovare, in futuro, ad applaudire iniziative in memoria delle persone morte nel Mediterraneo o nei luoghi di detenzione libici, per non dimenticare i gravi misfatti di cui ci siamo macchiati, senza aver, oggi, fatto tutto quello che è in nostro potere per evitare o almeno ridurre l’enorme sofferenza inflitta alle persone migranti da legislazioni e sistemi ingiusti e inumani».

8 gennaio 2019