Decreto sicurezza bis, Acli: «Visione esclusivamente emergenziale»

I timori dopo il sì di Montecitorio, col ricorso alla fiducia: «L’Italia si trincera dietro forme di respingimento preventivo e dimentica la centralità delle vite umane»

«Il decreto sicurezza bis, appena approvato alla Camera con il ricorso alla fiducia, conferma una visione esclusivamente securitaria ed emergenziale dell’immigrazione da parte del governo e pone una serie di questioni di merito e di contenuti». È quanto dichiarano le Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani) dopo il sì della Camera dei deputati al decreto sicurezza bis, approvato, con 322 voti favorevoli, 90 contrari e un astenuto. «Piuttosto che fare la lotta alle vere cause dell’immigrazione – è la denuncia -, si criminalizza la solidarietà e quei mondi impegnati a salvare vite umane».

Non meno rilevanti i dubbi in ordine al mancato rispetto delle norme di diritto internazionale ed europeo che, «temiamo, possa provocare rilievi nelle sedi opportune. Inoltre, nei 18 articoli del decreto, come già chiarito da molti giuristi – si legge nella nota diffusa dalle Acli -, sono presenti tratti di incostituzionalità, primo fra tutti la scelta di normare materie differenti (dal salvataggio in mare alle multe negli stadi fino alle Universiadi di Napoli)». Anche dal punto di vista politico e del merito, evidenziano i responsabili dell’organizzazione, «non si comprende poi l’uso della decretazione d’urgenza se posta in relazione al numero di migranti sbarcati in Italia in questi anni, assolutamente minore rispetto a quello degli anni precedenti».

Ancora, dalle Acli evidenziano un ulteriore problema, relativo al «conflitto di competenze tra ministeri» che «non può essere risolto con una delega, seppure condizionata. La nostra preoccupazione – concludono – è che in una fase in cui ci sarebbe bisogno di politiche strutturali di accoglienza, decise di comune accordo con l’Unione Europea, ancora una volta l’Italia preferisca trincerarsi dietro forme di respingimento preventivo, dimenticando la centralità delle vite umane».

26 luglio