De Donatis: «Non ci potrà essere pace nel mondo se essa è solo per alcuni»

Il cardinale ha presieduto la Messa per la festa dell’Europa. La «pietra angolare» della Dichiarazione Schuman del 1950. Il lancio dell’Iter Europaeum

Per rialzarsi dalle macerie che l’emergenza sanitaria si lascerà alle spalle, bisogna ispirarsi agli ideali di pace e di unione nei quali, con audacia, perseverò Robert Schuman, il cui piano è stato definito «la pietra d’angolo della comune casa europea». È necessario unire le risorse per crescere insieme ma con lo sguardo sempre rivolto ai Paesi più poveri. «Non ci potrà essere pace nel mondo se essa è solo per alcuni. Nuovi sforzi creativi ci attendono». La festa dell’Europa celebrata ieri, 9 maggio, è stata, per il cardinale vicario Angelo De Donatis, l’occasione per stimolare a «compiere ulteriori passi in un cammino di trasformazione» reso ancora più impellente in un momento storico attraversato dalla crisi economico-sociale, sanitaria, ambientale e spirituale. Soffermandosi su quest’ultima, ha avvertito che bisogna rifuggire dalla tentazione di «barattare l’ideale di pace con l’illusione di piccole sicurezze, proprietà solo di pochi». Nella basilica di San Giovanni in Laterano il porporato ha presieduto la Messa organizzata dalla delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede per ricordare il 9 maggio 1950, giorno in cui nacque l’Europa unita su proposta dell’allora ministro francese degli affari esteri Robert Schuman.

Una celebrazione, quella del 9 maggio, che ha fatto anche da lancio al progetto “Iter Europaeum”, dedicato ai 50 anni di relazioni diplomatiche formali tra Unione europea e Santa Sede, che fino al 27 giugno propone un cammino in 27 chiese europee a Roma, più una visita al campo santo Teutonico. «Non solo chiese cattoliche ma anche evangelico – luterane e ortodosse, per evidenziare il ricco e variegato patrimonio europeo» ha spiegato Alexandra Valkenburg-Roelofs, ambasciatore dell’Unione europea presso la Santa Sede. Una «bella iniziativa», l’ha definita il cardinale vicario, auspicando che il peregrinaggio dei fedeli di varie nazioni, «tutti figli dell’unico Padre, “fratelli tutti”, sia il segno del camminare nella storia, anelando alla fraternità universale».

Durante la liturgia, alla quale ha partecipato, tra gli altri, il presidente della Lettonia Egils Levits, il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha ricordato che «la Chiesa ha accompagnato sin dagli inizi, con attiva partecipazione, il processo di costruzione europea; le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e le istituzioni comunitarie ne sono un segno eloquente. Ora, tra gli apporti che la Chiesa può offrire all’Europa in questo delicato frangente, vi è la dimensione di universalità, di cattolicità, che invita a guardare al mondo intero. L’Europa potrà continuare a costruire se stessa solo se sarà capace di guardare al di fuori di sé». Di qui l’invito a guardare alla Dichiarazione Schuman del 1950, base di partenza per «essere capaci di mettere in comune le proprie risorse, per passare dal “mio e tuo” al “nostro”, da una storia di rivalità e di competizione a un cammino di crescita condivisa. La solidarietà interna tra i Paesi europei, decisiva nel fronteggiare le conseguenze dell’attuale crisi, sarà autentica solo se si tradurrà anche in solidarietà esterna – ha specificato De Donatis -, in impegno comune, aperto al contributo attivo dei Paesi più poveri».

10 maggio 2021