De Donatis: le diversità «una ricchezza enorme»

La celebrazione a Ostia per la Festa dei Popoli. Migranti, «non cadere in banali luoghi comuni». Svetlana, ucraina: partecipare mi dà sollievo e speranza

«Uniti nella stessa fede». È il motto dell’edizione di quest’anno della “Festa dei Popoli” ed è stata la frase sottolineata dal cardinale vicario Angelo De Donatis durante la celebrazione che ha presieduto sabato 28 maggio a Santa Maria Regina Pacis a Ostia Lido. Dopo due anni di stop per la pandemia, infatti, l’iniziativa promossa dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma è tornata, questa volta con una nuova modalità, ovvero le celebrazioni e i momenti conviviali “diffusi” in modo capillare tra le varie prefetture.

«Questa sera – ha spiegato il cardinale – abbracciamo tutto il mondo perché ognuno di noi proveniente da una parte diversa del globo e siamo il popolo di Dio che è formato da tutti i popoli del mondo». Presenti, infatti, numerosi fedeli provenienti in particolare da Polonia, Ucraina, Romania, Egitto e India, che vivono quotidianamente proprio a Ostia. Nelle varie lingue sono state proclamate le letture del giorno e le intenzioni della preghiera dei fedeli. Proprio le diversità di lingue, culture, ma anche di etnia «sono una ricchezza enorme – ha spiegato De Donatis – ed è un dono che Dio fa a tutti noi e alla Chiesa». Il cardinale vicario ha poi posto l’accento su come «troppo spesso la parola “straniero” sia associata ad altri aggettivi negati» e a quindi esortato i presenti «a non cadere in facili e banali luoghi comuni. Ognuno di noi – ha detto – prenda solo la parte migliore di se stesso e degli altri, perché come i discepoli inviati da Cristo dobbiamo essere testimoni di pace, armonia e integrazione».

Padre Giovanni Vincenzo Patanè, parroco di Santa Maria Regina Pacis, ha sottolineato «la peculiarità internazionale di questa festa che vuole mandare un messaggio di unione e di pace. Si tratta di una celebrazione con un respiro mondiale – ha spiegato – perché può arrivare ovunque, in particolare in un momento così difficile per chi soffre i drammi della guerra».

Anche chi sta vivendo con dolore il conflitto in Ucraina è stato presente alla celebrazione, come Svetlana, in Italia da quindici anni ma che ha sempre fatto «avanti e indietro fino a poche settimane prima della guerra». «Faccio parte di questa parrocchia – spiega – e ho lasciato nel mio Paese mio marito e i miei tre figli maggiorenni, mentre due nuore e due nipoti di tre e quattro anni sono scappate e mi hanno raggiunto». Partecipare alla “Festa dei Popoli” la commuove, «ma dà sollievo e speranza – spiega – perché rivedo persone conosciute negli scorsi anni e qui possiamo parlare, dialogare». I costumi tipici, i cibi, le usanze, racconta sempre Svetlana, «ci fanno conoscere a vicenda e fare passi in avanti per vivere in pace».

Proprio le usanze e i piatti tipici sono stati infatti al centro del momento conviviale successivo alla celebrazione, nel cortile della parrocchia. «Viviamo un momento di gioia e di scambio reciproco, provando ognuno le cose buone degli altri», afferma Eva, di origine polacca, in Italia da oltre vent’anni. La comunità della Polonia vive principalmente vicino alla parrocchia di San Nicola di Bari, sempre a Ostia Lido, «e siamo ormai integrati con gli italiani e anche con gli altri stranieri del quartiere», ma una festa del genere «ci ricorda che dobbiamo sempre rinnovare questa unione».

La diffusione dell’iniziativa nelle prefetture è «un fattore ancora più importante di ricchezza», sottolinea don Farcas Catalin, sacerdote della Romania e studente a Roma, presente alla celebrazione con un folto gruppo di parrocchiani di origini rumene. «Ci stiamo rivedendo e incontrando e vivere nello stesso territorio o in quartieri adiacenti – spiega – è fondamentale perché ci unisce ancora di più. Ci raccontiamo a vicenda le nostre vite ma anche problemi, difficoltà e notizie belle di chi vive una situazione di integrazione costante con il popolo italiano e le altre comunità di stranieri».

30 maggio 2022