De Donatis: contro la tratta «rialziamoci dalla malattia dei nostri individualismi»

Celebrata a San Giovanni la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta. Il vescovo Lojudice: «Ai margini dei marciapiedi tanti italiani si trasformano in carnefici»

L’8 febbraio la Chiesa celebra la memoria liturgica di santa Giuseppina Bakita, sudanese che all’età di sette anni fu rapita e venduta ai mercanti di esseri umani. Divenuta religiosa dopo aver conosciuto le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù. Da quattro anni in questa festività si svolge la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone promossa dalle Unioni delle Superiore e dei Superiori Generali degli Istituti religiosi. Il tema scelto per questa edizione è “Migrazione senza tratta. Sì alla Libertà! No alla tratta!”.

Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale per le migrazioni nel 2016 sono arrivate in Italia 11mila donne e 3040 minori provenienti dalla Nigeria e circa l’80% è una probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea. Sabato 3 febbraio nella basilica di San Giovanni in Laterano monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare del settore sud di Roma, ha presieduto una veglia di preghiera con meditazioni e testimonianze, al termine della quale il vicario, monsignor Angelo De Donatis, ha celebrato la Messa.

Il momento di preghiera
, organizzato dall’Usmi nazionale e dall’Uisg-Talita Kum, e animato dal coro della comunità di Sant’Egidio, si è aperto con una processione durante la quale religiosi, consacrate e cittadini stranieri hanno portato ai piedi di un crocifisso, posizionato accanto all’altare, un giubbotto salvagente, pezzi di barconi assemblati a forma di croce, catene e un tasbeeh (il rosario musulmano) rinvenuti su una spiaggia di Pozzallo (Ragusa) in seguito ad uno sbarco e una lampada che ha voluto rappresentare la luce della preghiera per la libertà contro ogni forma di schiavitù.

Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la trattaMonsignor De Donatis è stato colpito in modo particolare dalla presenza delle catene. «Guardandole posizionate davanti al crocifisso ho pensato ancora una volta che la vera liberazione è sempre frutto della Pasqua – ha detto – Gesù crocifisso, morto e risorto può veramente compiere la liberazione». Meditando le letture tratte dal Libro di Giobbe e dal Vangelo di Marco, De Donatis ha affermato che alla domanda che si pone il patriarca “Quando mi alzerò?” risponde l’evangelista con la guarigione della suocera di Pietro. «La domanda di Giobbe viene in qualche modo trasformata e dal chiedersi “quando mi alzerò” occorre passare ad un interrogativo diverso e cioè “chi mi rialzerà”. La suocera di Pietro viene fatta rialzare da Gesù e consegnata ad un servizio liberato dai duri vincoli della schiavitù. La forza della vita risorta di Gesù non si limita a liberare dal male ma fa sì che l’esperienza del male possa essere trasformata in un luogo in cui si manifesta un bene più grande. Da un lato dobbiamo annunciare quello che viviamo e dall’altro quello che annunciamo cambia la nostra esistenza rialzandoci dalla malattia dei nostri individualismi per renderci tutto per tutti».

A fare da sfondo alla veglia, invece, la parabola del “Buon samaritano” letta da monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, sulla quale si è soffermato monsignor Lojudice ricordando che per mettere in atto la vera carità non bisogna concentrarsi su sé stessi ma avere uno slancio verso il prossimo, impegnarsi e mettere il proprio tempo a disposizione di chi è più fragile. «È nei rapporti quotidiani che si gioca la solidarietà per accorgersi che siamo tutti esseri umani». Ha quindi ricordato che ogni anno migliaia di persone lasciano la propria terra per fuggire dalla povertà e sono tantissime le donne che finiscono nel vortice dello sfruttamento della prostituzione.

Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta«Vittime anche da parte di troppi italiani – ha aggiunto – che forse inconsapevolmente non sanno che implicazione ha il business criminale che incrementano ogni volta che si fermano sul ciglio della strada e sul marciapiede di una delle nostre strade di Roma senza accorgersi di diventare più carnefice dei carnefici». La parola è poi passata ad Antonella e Claudio, coniugi volontari della Caritas, che partecipano al progetto “Una famiglia per una famiglia” grazie al quale sostengono una mamma e le due figlie adolescenti provenienti dal sud Africa. «Attraverso questo programma – hanno spiegato – è possibile prevenire interventi drastici come il tribunale dei minori e a noi permette di ricevere una grande ricchezza spirituale».

Monica Attias e Annamaria Spinelli della Comunità di Sant’Egidio hanno raccontato del lavoro che fanno al centro di ascolto della comunità accennando alcune storie delle tante ragazze che sono riuscite a fuggire dai propri aguzzini come quella di una 17enne che scrisse la sua atroce esperienza sui banchi del centro di accoglienza di Ponte Galeria «perché troppo dura da raccontare a voce». Per suor Fara della Congregazione delle suore adoratrici, ancelle del Santissimo Sacramento e della carità «le tre grandi ferite della nostra cultura sono causate dalla prepotenza del denaro, relazioni ingiuste e dispari e sessualità non integrata». Il diacono Luigi Luconi della parrocchia Santa Giovanna Antida Thouret ha invece parlato dell’iniziativa avviata da qualche mese nella zona sud della Capitale che coinvolge alcuni volontari i quali hanno dato vita ad una unità di strada che la notte porta una parola di conforto alle giovani prostitute.

5 febbraio 2018