De Donatis: «La luce della Cittadella possa irradiarsi nella città»

Il cardinale vicario ha celebrato la solennità dell’Epifania nella struttura Caritas in via Casilina Vecchia, pranzando poi con ospiti, volontari e operatori. Roberta Molina (Area Ascolto e accoglienza): crescente numero di giovani in strada

C’è chi si commuove ricordando il proprio passato, la disperazione derivante dalla perdita del lavoro, la paura provata nel ritrovarsi a vivere per strada e chi dopo aver ascoltato storie simili ha compreso qual è la vera felicità e quali sono le priorità nella vita. Nella Cittadella della Carità “Santa Giacinta”, quartier generale della Caritas diocesana, si intrecciano tante storie di vita diverse. Quelle degli 80 ospiti senza fissa dimora, quasi tutti italiani dai 50 anni in su, e degli oltre 150 tra volontari e operatori. Ieri, solennità dell’Epifania, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha visitato la grande struttura di via Casilina Vecchia dove, dal 19 dicembre scorso, con l’avvio del Piano freddo diocesano, sono stati predisposti dei locali che ogni notte ospitano altri 76 senza dimora assistititi dai volontari delle parrocchie romane. A loro e agli operatori della Caritas il cardinale, presiedendo la Santa Messa, ha rivolto un ringraziamento particolare per il lavoro svolto ogni giorno. Ricevendo in dono un Gesù Bambino di gesso fatto dagli ospiti di Santa Giacinta e una candela, il porporato ha auspicato che «la luce della Cittadella possa irradiarsi sempre di più nella nostra città dove tutti vogliamo vivere portando un frammento di bene affinché Roma possa migliorare sempre più».

Meditando il brano del Vangelo che narra la visita dei Magi alla grotta di Betlemme e dei doni che offrono al Bambino Gesù, De Donatis ha augurato ai presenti di ricevere in dono la capacità di scrutare il proprio cuore e di saper leggere quello «di chi cammina al nostro fianco ogni giorno». Accanto a lui sull’altare come concelebranti il direttore della Caritas diocesana di Roma don Benoni Ambarus e don Donato Palminteri, cappellano del Comando Legione Carabinieri Lazio. Presente anche il diacono Massimo Soraci, vice direttore della Caritas romana. Don Benoni ha rimarcato che ci sono luoghi in cui celebrare l’Eucaristia è «particolarmente impegnativo».

Posti come “Santa Giacinta”, dove quotidianamente «la bellezza e la fatica dell’Eucaristia» si fondono, fanno scaturire l’interrogativo su cosa fare ulteriormente per essere vicino a chi soffre. Come Mohamed, originario della Tunisia, in Italia da oltre 40 anni. Dal 1986 ha la cittadinanza italiana. Vive a “Santa Giacinta” da un anno, da quando ha perso il lavoro da piastrellista per un’invalidità per la quale non gli è stata ancora riconosciuta la pensione. «Mai avrei immaginato dopo 34 anni di lavoro di ritrovarmi per strada – ha affermato, trattenendo le lacrime -. Per me è stato un colpo durissimo. Sono stato molto male. Mi ha aiutato la preghiera e l’amore dei volontari Caritas». Giuseppe, 66 anni, vive nella struttura da maggio 2013. È barese e a Roma, dove è giunto nei primi anni 2000, ha svolto tanti lavori. «A causa della crisi ho perso tutto – ha detto -. Io ringrazio questa struttura che mi ha ospitato e mi ha salvato la vita».

Il cardinale De Donatis ha pranzato con loro e gli altri ospiti. Ha salutato tutti con una stretta di mano, sorrisi e parole di speranza. Roberta Molina, responsabile Area Ascolto e accoglienza della Caritas di Roma, ha spiegato che il centro per il piano freddo «è stato aperto in sinergia con le parrocchie di Roma e questo ha permesso non solo di accogliere più persone ma anche di creare una comunità solidale che accoglie e crea relazioni autentiche, attraverso le quali è possibile costruire percorsi di inclusione». A preoccupare è il crescente numero di giovani che vivono per strada: «Questo vuol dire che sono già inseriti in un percorso di esclusione – ha aggiunto -. Per inserirsi nuovamente nella società hanno bisogno di un lavoro e di una casa».

Michele Mendola è operatore Caritas da oltre 5 anni. «Grazie a questo lavoro, stando accanto a queste persone anche con un semplice sorriso ho cambiato il mio modo di pensare e ho compreso la vera felicità» ha detto. Tra le tante storie seguite ricorda in particolare quella di una donna originaria della Romania che, rimasta vedova, aveva perso la casa. I volontari sono riusciti a rintracciare la figlia rimasta in Romania che per tre anni non aveva avuto notizie della mamma. «Non dimenticherò mai la gioia di quell’incontro – ha concluso -. Ora la signora è rinata e vive con la figlia».

7 gennaio 2019