De Donatis: «La fiducia nella vita si fa fede nella risurrezione»

La Messa di suffragio per sacerdoti, vescovi e diaconi defunti nell’anno. «È bello chiederci come ci stiamo preparando affinché la morte ci trovi vivi, non già morti»

Onorare la memoria di «quanti ci hanno preceduto nella fede», nell’attesa «di ritrovare la gioia per essere insieme nell’eternità», equivale ad «avere fiducia nella vita, che si fa fede nella risurrezione». Così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha invitato «a vivere il ricordo», per «ritrovare la loro presenza», nel corso della Messa di suffragio per i sacerdoti, i vescovi e i diaconi defunti nel corso di quest’anno, che ha presieduto nella basilica di San Giovanni in Laterano sabato sera, 12 novembre. «È questa una scuola per non cedere all’ingratitudine e alla superficialità – ha detto nella sua omelia il porporato -: se il Signore sta preparando anche per noi una pienezza di vita, è bello chiederci come noi ci stiamo preparando a quella che non è un’interruzione della vita ma un passaggio alla vita», affinché «la morte ci trovi vivi, non già morti».

Guardando alla Parola del giorno, De Donatis ha quindi posto l’attenzione su un verbo in particolare: «”Attendere” – ha detto – ha nella lingua italiana un duplice significato: nella forma transitiva indica “aspettare qualcuno o qualcosa” mentre nella forma intransitiva indica “dedicarsi con impegno e responsabilità ad un compito”». Ecco quindi la riflessione derivata dalla prima lettura, tratta dal libro del profeta Malachia, e dal Vangelo di Luca: il primo «ci sollecita ad attendere nel timore di Dio il suo giorno»; nel secondo «anche Gesù parla del compimento della storia», mentre «scrivendo ai Tessalonicesi, Paolo li esorta ad attendere a un lavoro serio e a mettere ordine nella propria vita». Entrambi gli atteggiamenti suggeriti «ci spingono non a sfuggire ma ad impegnarci nel presente per scoprire i segni del Regno di Dio che sta maturando», sono ancora le parole del cardinale.

Nell’analisi di De Donatis, «Gesù invita coloro che lo interrogano sui segni escatologici, quali guerre e rivoluzioni, a capovolgere lo sguardo e a fare della propria vita un segno del Regno di Dio», per cui, allora, «”attendere” significa farsi testimoni». È infatti proprio «mentre noi rendiamo testimonianza al Signore – ha spiegato – che scopriamo che Lui ci rende testimonianza mettendo in noi la sua Parola»; per questo «occorre diventare segno di un mondo nuovo per e con la propria fede ma anche vivendo una vita ordinata, fedele al proprio lavoro, cioè fedeli alla nostra vocazione», il che equivale a dire che «si attende il Signore attendendo ai nostri impegni, tanto quelli legati alla nostra testimonianza di fede, quanto quelli legati al nostro impegno quotidiano, impegnandoci ad essere segno di pace in un mondo di conflitti» e dando «testimonianza di un mondo nuovo». Concludendo, il cardinale ha chiarito come «vivere questa commemorazione con gratitudine, chiedendo a Dio che ci doni di vivere da risorti», è dare testimonianza di fede, così come lo è vivere «mettendo ordine nella nostra vita e nella storia così frammentata e contorta».

14 novembre 2022