De Donatis: «La distruzione della terra è una cosa seria»

Al Villaggio per la Terra la Messa presieduta dall’arcivescovo vicario. «La natura non è profitto e interesse». L’invito: «Non dobbiamo perdere la speranza ma trasformare il deserto in foresta»

Mani che si stringono, si toccano, si salutano. Complice un sole estivo, il Villaggio per la Terra 2018 a Villa Borghese è pieno di persone. Turisti, romani, volontari. Dal 21 al 25 aprile oltre 150mila persone partecipano alla manifestazione. Sotto la tenda che ospita dibattiti e incontri la Messa celebrata dall’arcivescovo vicario Angelo De Donatis, martedì 24. «Sono contento di essere in questo luogo dove passano tante persone», dice. Due le immagini che il vicario utilizza: «La voce e le mani. Queste – sottolinea – sono alla base della relazione umana. La voce e il suo contenuto, la Parola, ci guariscono».  E aggiunge: «Le mani sono quelle di Dio, pronte a stringerci nelle difficoltà e nel dolore. Non ci abbandonano, ma ci tengono come fa una mamma».

Forza e tenerezza. Elementi che esprimono l’amore concreto del Creatore «che vediamo riflesso nella Terra», dice l’arcivescovo. Quindi l’invito a indignarsi quando il Pianeta è deturpato. «La distruzione della Terra è una cosa seria. Il luogo che abitiamo è un dono di Dio, come lo è la vita. La natura non è profitto e interesse». E proprio riflettendo su questo punto De Donatis pone l’accento su un altro tema. «La nostra stanzialità ci ha fatto dimenticare le nostre radici. Dio ci ha creati migranti, in cammino verso la terra promessa». Uccidere la natura è, dunque, uccidere l’uomo, «rompere l’equilibrio e l’armonia tra Creatore e Creato. Vuol dire mettersi al posto di Dio e non essere più capaci di prestare attenzione all’altro», sottolinea il Vicario.

L’uomo pieno di sé non sa cogliere il dolore dell’altro, perde «la bellezza del servizio». Ecco tre parole orfane che cercano un approdo concreto: «Sobrietà, umiltà, solidarietà». Parole che fanno tornare alla mente quelle di don Tonino Bello, «che sapeva ascoltare il grido dell’altro». Un grido che in questo momento si fa urlo straziato «per le minacce nucleari e l’arroganza dei potenti», dice De Donatis. Ma questa non è l’ultima parola. «Non dobbiamo perdere la speranza ma trasformare il deserto in foresta». E riprende, così, le parole di Papa Francesco che nel 2016 andò alla prima edizione della manifestazione che vede insieme Earth Day Italia e Movimento dei Focolari.

«La parola che riassume questi giorni intensi è interconnessione tra generazioni,ambiti del sapere, culture», dice Antonia Testa dei Focolari. «L’altra parola è bellezza. Saper cogliere la parte bella dell’altro. Ora spento il Villaggio dobbiamo ritrovarci. È stato bello stringere tante mani, ascoltare tante storie, ora non dobbiamo perdere questo patrimonio», conclude. «La grande presenza di pubblico dimostra come i tempi siano maturi per una rivoluzione culturale», dice Pierluigi Sassi, presidente dell’Earth Day Italia. «C’è una crescente sensibilità ambientale dei cittadini e la consapevolezza che bisogna intervenire subito».

Ad animare il Villaggio per la Terra 2018, tanti spazi per bambini, musica e sport. Ma il Villaggio vuole essere un modello anche per i rifiuti. Presente la Fondazione Diana, che porta il nome dell’imprenditore casertano Mario Diana, vittima innocente della criminalità. «Loro hanno fatto laboratori di educazione ambientale», dice Donato Falmi dei Focolari. A raccontare la manifestazione con il loro triciclo i giovani di Radio Immaginaria, fatta da adolescenti da 11 a 17 anni.  A dare un esempio virtuoso il fisico e divulgatore scientifico presente in molte trasmissioni tv Valerio Rossi Albertini, che si diverte sul risciò con la pedalata assistita. «Questo è un mezzo che può essere usato da persone di ogni età. È ottimo anche per il trasporto familiare. Del resto – spiega – in media usiamo la macchina per brevi distanze, che potrebbero essere coperte con altri mezzi». E come alternativa suggerisce la bicicletta a pedalata assistita e l’auto elettrica. «Servono delle piste ciclabili. E per la lunghe distanze, è preferibile il treno».

26 aprile 2018