De Donatis: «Il mondo ha bisogno della bellezza e della santità»

A Santa Maria sopra Minerva la Messa nella memoria liturgica del Beato Angelico. Agli artisti e agli studiosi: «Dobbiamo, insieme, far tornare a splendere Roma come testimoni del bene, del bello e del vero»

Maestro d’arte e modello di fraternità e carità: così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha tratteggiato la figura del Beato Angelico nel corso della celebrazione che ha avuto luogo nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, a due passi dal Pantheon, ieri sera, 18 febbraio, memoria liturgica del frate domenicano vissuto nel XV secolo e proclamato patrono universale degli artisti da san Giovanni Paolo II nel 1984. La Messa solenne, animata dalla Cappella Augustea del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma e seguita da un incontro di approfondimento sulla vita e l’opera dell’artista, ha costituito la quinta tappa del percorso “Roma by night. Visioni nel cuore di Roma”, il ciclo di conferenze promosso e curato dal Servizio diocesano per la cultura e l’università in collaborazione con l’Ufficio catechistico.

«Il domenicano fra Giovanni da Fiesole – ha detto De Donatis nella sua omelia – scelse la vita in comunità, quella che esce dall’isolamento per farsi dono, la vita di carità che nasce dal cristianesimo e genera quella fraternità» che appartiene anche «agli artisti i quali, pur animati dalla buona rivalità, ricercano insieme il modo migliore per esprimere la bontà e la verità, aiutandoci anche a riconoscere l’opera di Dio». Così, come il Beato Angelico «ha dipinto per noi e soprattutto per chi ancora non credeva ma attraverso le sue opere poteva vedere il Padre», anche oggi l’arte di chi «sa scolpire, dipingere, recitare, scrivere e fotografare ci permette di comprendere che le cose hanno un senso nella loro bellezza e non sono destinate al nulla, e questo è fondamentale soprattutto per le nuove generazioni». Ancora, commentando il brano paolino previsto dalla liturgia del giorno e che distingue tra due tipi di desiderio, quello della carne e quello dello spirito, il porporato ha affermato che «il mondo ha bisogno della bellezza e della santità» perché «ciò che è materiale non basta ad
assecondare e placare la sete profonda di felicità». Infine, De Donatis ha esortato gli artisti e gli studiosi presenti affermando che «non possiamo più limitarci al tempo della lamentela per la situazione della nostra città: dobbiamo, insieme, far tornare a splendere Roma come testimoni del bene, del bello e del vero. So che ne avete il desiderio e le potenzialità».

De “La luce dell’arte sulla vita degli uomini” ha trattato, dopo la liturgia, monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio diocesano per la cultura e l’università, che ha presentato l’opera del Beato Angelico commentando «i capolavori tutt’oggi conservati al Museo di san Marco a Firenze, tra i quali spicca l’Annunciazione» e, in particolare, gli “affreschi del secondo piano”, «opere essenziali e semplicissime collocate nella parte dell’edificio in cui erano le celle dei frati, per i quali dipinse la sequenza dei Misteri di Cisto, e dei novizi, cui dedicò una serie di crocifissioni accompagnate dalla figura di san Domenico». Realizzati fra il 1438 e il 1446, testimoniano la fase più matura dell’arte dell’Angelico e «un esempio di assoluta modernità e raffinatezza oltre che un dono che l’artista volle lasciare ai confratelli».

Ancora, Lonardo ha trattato dell’opera dell’Angelico a Roma «dove venne su invito di Papa Eugenio IV a partire dal 1440», lavorando in Vaticano e a San Pietro. Di questa fase della sua produzione si conserva oggi ai Musei Vaticani «la Cappella niccolina, situata nel cuore del Palazzo Apostolico, a due passi dalle Logge di Raffaello, e affrescata con le storie di santo Stefano e san Lorenzo, che dicono la continuità dell’opera di Cristo nella vita dei martiri, fino poi a san Domenico: l’amore di Gesù continua ad attraversare la storia della Chiesa». Padre Riccardo Lufrani, priore del convento di Santa Maria sopra Minerva e docente di Teologia morale alla Lumsa di Roma, ha trattato invece della spiritualità del Beato Angelico, «dell’ordine dei predicatori, che fu sempre unito a Cristo ed espresse nelle sue pitture ciò che contemplava nel suo intimo, in modo tale da elevare le menti degli uomini alle realtà celesti tanto da meritare, ancora in vita, l’appellativo di “angelico”».

19 febbraio 2019