De Donatis: «Donarsi a favore di tutto il popolo che ci è affidato»

La liturgia penitenziale per il clero presieduta dal cardinale vicario a San Giovanni in Laterano. «Poveri noi se vivessimo il nostro sacerdozio solo per noi stessi!»

«Doniamoci a favore di tutto il popolo che ci è affidato! Doniamoci ancora a questa Sposa, anche se a volte può davvero apparirci come una prostituta che ci tradisce e ci delude. Purifichiamola col nostro amore sacerdotale che attinge il Suo potere dal Cuore e dal Sangue di Cristo. Poveri noi se vivessimo il nostro sacerdozio solo per noi stessi!». È l’appello rivolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis ai sacerdoti diocesani e religiosi che questa mattina, giovedì 15 febbraio, hanno partecipato alla liturgia penitenziale per il clero nella basilica di San Giovanni in Laterano. Caratterizzata dalle confessioni individuali, da quattro momenti meditativi con letture e canti, e conclusa da un segno di solidarietà, la raccolta di offerte a sostegno delle attività nelle carceri, e dal dono di un sussidio dell’Ufficio delle letture.

Nella meditazione, De Donatis ha invitato i sacerdoti a un esame di coscienza incentrato sulle domande che il vescovo pone all’atto dell’ordinazione, sia per quanto riguarda le promesse sacerdotali sia per quelle diaconali. «È solo davanti al Crocifisso Amore che potremo fare un vero esame di coscienza, cioè potremo riconoscerci con autenticità nella povertà di ciò che siamo, sentendoci “trafiggere il cuore” dall’amore fino a provare quella vera compunzione che nasce dall’intima consapevolezza di non aver corrisposto all’Amore». Il porporato ha detto ancora ai presbiteri: «Chiediamo, forse con un po’ di audacia interiore, di essere piegati, rovesciati, quasi “sfasciati” dalle nostre abitudini che ci legano per poter essere fatti nuovi. Noi, più degli altri, ne abbiamo bisogno». Una conversione che, ha sottolineato, deve essere «per» il popolo e «a nome» del popolo.

«Siamo qui insieme per ritornare al Signore non soltanto come singoli, ma come popolo e anche per tutto il popolo, a nome di tutto il popolo. Noi infatti siamo popolo di Dio, popolo che Lui si è acquistato, e non possiamo dimenticare ciò che siamo: Suo Corpo, Sue membra, mattoncini di quel grande edificio spirituale che è la Chiesa. Ma siamo anche, come pastori, chiamati a portare il nostro gregge, quello che ci è stato affidato. Noi siamo davanti al Signore per tutto il nostro popolo». Un richiamo di cui il cardinale ha voluto sottolineare l’importanza. «La vera conversione, dunque, ci conduce all’oblazione di noi stessi, all’oblazione come popolo e a favore di tutto il nostro popolo. È questo l’invito che il Signore ci fa all’inizio del cammino quaresimale; cammino che, attraverso la Pasqua, ci farà giungere a Pentecoste, per vivere quella rinnovata effusione dello Spirito che ci costituisce popolo nuovo che celebra le sue lodi. Sono sicuro che ciascuno di noi coltiva il desiderio di questa nuova Pentecoste, mentre avverte la stanchezza di un cammino spesso insidioso e pieno di inciampi».

15 febbraio 2024