De Donatis: arte, «promessa di senso e benedizione per l’esistenza»

A Sant'Ignazio di Loyola la Messa nella memoria liturgica del Beato Angelico, patrono degli artisti. L'appello del caardinale: «L'arte non può essere di pochi ma è, invece, per e di tutti»

Ha messo in relazione l’esperienza dell’arte con quella della fede il cardinale vicario Angelo De Donatis nel corso della celebrazione che ha avuto luogo nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio ieri sera, 18 febbraio, memoria liturgica del Beato Angelico, il frate domenicano vissuto nel XV secolo e proclamato patrono universale degli artisti da san Giovanni Paolo II nel 1984. La Messa solenne, animata dalla Cappella Augustea del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, che ha eseguito la “Missa brevis K192” di Mozart,è stata seguita da un incontro di approfondimento sulla vita e l’opera del compositore di Salisburgo, promosso e curato dal Servizio diocesano per la cultura e l’università.

Messa e lezione-concerto nella chiesa sant'Ignazio, De Donatis, 18 febbraio 2020«L’arte che genera bellezza ci fa percepire come al di là della rappresentazione materiale esista qualcosa che va ben oltre – ha detto De Donatis -, qualcosa che ci tocca, ci coinvolge e ci rallegra così come è per l’esperienza della fede dove è Dio che ci cerca per primo e ci illumina con la sua luce» laddove «a prevalere sulle nostre opere è la sua grazia». Allora «la fede è la risposta dell’uomo dinanzi ad un dono che lo sorprende, è la presa di coscienza che sappiamo cogliere l’armonia del Creato nella nostra vita solo perché esiste un’armonia più grande», quella «che ci conquista e ci trasforma» e che solo Gesù «ha potuto mostrarci e presentarci in modo completo mentre l’arte ce l’annuncia come una promessa di senso e di benedizione per la nostra esistenza».

Messa e lezione-concerto nella chiesa sant'Ignazio, De Donatis, Andrea Lonardo, 18 febbraio 2020

In questo senso, allora, «musica e pittura non sono solo espressione di una bellezza effimera – ha continuato il porporato – ma un mezzo per comprendere come la nostra vita e quella dei nostri fratelli sia benedetta»; in particolare De Donatis ha osservato come «più volte il Beato Angelico ha rappresentato il Paradiso come un abbraccio di tutti i santi, uniti in armonia», a dire che «la nostra vita è fatta per essere sinfonica, nella condivisione dei doni che il Padre ha distribuito a ciascuno di noi e che devono risuonare insieme». Il peccato è ciò che «porta un suono di morte ma Dio nella notte di Pasqua sa trasformarlo in un dono di grazia – ha aggiunto il cardinale – perché lui sa scrivere diritto anche sulle righe storte della nostra vita dato che è un Dio di bontà».

In conclusione, commentando il brano paolino previsto dalla liturgia del giorno che distingue tra due tipi di desiderio, quello della carne e quello dello spirito, e riprendendo il brano evangelico di Matteo con l’invito di Gesù a mostrare al mondo «le proprie opere buone», il porporato si è rivolto ad artisti e studiosi perché «con il dono del vostro speciale apostolato siate strumento per tanti romani che anelano alla bellezza, perché l’arte non può essere di pochi ma è, invece, per e di tutti». In particolare, «in quest’anno pastorale in cui la Chiesa di Roma si pone con il cuore in ascolto della città», De Donatis ha incoraggiato gli addetti del settore artistico e culturale a «manifestare senza paura le vostre proposte perché si possa camminare insieme» nella certezza che «arte e musica possono davvero riconciliare molti con la vita, anche in momenti di difficoltà e di travaglio interiore».

19 febbraio 2020