De Donatis: «Amare con la perseveranza dei martiri»

Presieduta dal cardinale la veglia di preghiera in memoria di quanti hanno dato la vita per il Vangelo, a San Bartolomeo all’Isola Tiberina. L’invito ad ascoltare e accogliere «il grido e le lacrime di tutti coloro che mendicano vita alla porta del nostro cuore e delle nostre Chiese»

A un mese esatto dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, «l’Europa e il mondo vivono l’angoscia del futuro e un grande senso di impotenza, senza dimenticare la responsabilità di molti, forse anche noi fra essi, rimasti sordi dinanzi ai moniti dei profeti della pace. Il male sembra impazzare senza incontrare argini». Lo ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis presiedendo ieri sera, 24 marzo, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, la veglia di preghiera in memoria di quanti hanno donato la vita per il Vangelo. Una celebrazione inserita nel cammino quaresimale, quest’anno «drammaticamente segnato dalla guerra sacrilega e disumana in Ucraina», ha commentato rievocando le parole di Papa Francesco all’Angelus del 20 marzo. Un conflitto che porta con sé «un carico devastante di morte, di violenza e di distruzione», costringendo milioni di profughi a fuggire «dall’orrore». E tra le centinaia di vittime innocenti, il porporato ha ricordato la donna incinta gravemente ferita in seguito al bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol e morta poco dopo il ricovero insieme al suo bambino. Il video di lei portata via in barella rappresenta «una delle innumerevoli immagini che hanno scosso le coscienze». Il cardinale ha invitato a chiedere l’intercessione dei martiri e a invocare il soccorso di Dio «sino a quando i profughi non saranno ristorati e accolti». Ha inoltre esortato ad amare «con la perseveranza dei martiri, ascoltando e accogliendo il grido e le lacrime di tutti coloro che mendicano vita alla porta del nostro cuore e delle nostre Chiese».

La veglia di preghiera è stata organizzata dal Centro missionario diocesano, dalla Caritas diocesana di Roma e dalla Comunità di Sant’Egidio – rispettivamente rappresentate dalla direttrice suor Elisa Kidane, dal direttore Giustino Trincia e dal presidente Marco Impagliazzo -, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata in memoria dei missionari martiri, nell’anniversario dell’omicidio dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 e canonizzato da Bergoglio il 14 ottobre 2018. Tra i presenti, i vescovi ausiliari Benoni Ambarus, Daniele Libanori e i rappresentanti di diverse confessioni cristiane.

Durante la celebrazione il parroco di Santa Maria in Trastevere don Marco Gnavi e il rettore di San Bartolomeo don Angelo Romano hanno scandito i nomi di quanti in questi ultimi anni hanno offerto la propria vita per il Vangelo in America Latina, in Africa, in Medio Oriente, in Asia e in Europa. Per ogni nome è stata accesa una candela mentre quattro crocifissi sono stati portati in processione all’altare, in rappresentanza dei quattro continenti. I martiri «hanno creduto al Vangelo sino al dono della vita – ha spiegato il cardinale vicario De Donatis -. Non si sono sottratti alla prova e hanno vissuto empaticamente accanto ai fragili, ai feriti, ai mendicanti di speranza. La fede ne ha animato le scelte, donando loro i sentimenti di Gesù – ha continuato -. Martiri della carità, del dialogo, della pace e della riconciliazione, si sono opposti a colui che divide, il calunniatore, pagando di persona. Si sono esposti al pericolo e sono stati uccisi. Ma non è stato ucciso l’orizzonte del Regno che il Signore Gesù è venuto a inaugurare».

Tra le decine di martiri ricordati, alcuni dei quali uccisi tra gennaio e febbraio scorso, anche tre suore delle Piccole Sorelle degli anziani abbandonati, morte a settembre 2021 in Bolivia a causa del Covid contratto durante il loro apostolato. Testimoni della fede contemporanei, missionari che «operano in contesti dove regna la miseria, dove manca dell’essenziale, dove la violenza è endemica – ha aggiunto il porporato -. La presenza di cristiani umili e coraggiosi è segno pasquale di risurrezione all’umanità che Gesù mostra nel suo amore per i piccoli, nella forza del suo perdono».

25 marzo 2022