De Donatis all’Umberto I: vicinanza a tutti i degenti
La Messa nella cappella del Policlinico. Il cappellano don Simbola: «Celebriamo la speranza in un luogo di sofferenza, guardando a Cristo presente tra i malati»
Ieri, 13 febbraio, nella domenica successiva alla XXX Giornata del malato, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha celebrato la Messa nella cappella del Policlinico Umberto I. «È stato un modo per esprimere vicinanza a tutti i malati – dice don Marco Simbola, cappellano del più antico nosocomio romano -, a partire dai 900 ricoverati nella nostra struttura. Celebriamo la speranza in un luogo di sofferenza, guardando non tanto al malato ma a Cristo presente tra i malati».
Il sacerdote spiega che «il primo impegno della nostra fraternità di 7 cappellani ospedalieri è la visita personale a tutti gli ammalati, anche a quelli che si trovano in isolamento a causa del Covid». Ancora, «curiamo di mantenere costruttivi rapporti con la direzione e con tutto il personale – continua -: medici, infermieri, operatori socio-sanitari ma anche con gli addetti alle pulizie e tutti i tecnici, senza i quali, vere maestranze, non si reggerebbe questo ospedale». Don Simbola tiene a ricordare inoltre «il grande lavoro che si compie con impegno negli ambulatori e negli uffici».
Oltre ad assicurare le celebrazioni «con 4 Messe sia nei giorni feriali che festivi, siamo presenti, 24 ore su 24, per le confessioni – dice ancora il sacerdote -. C’è poi la cura dei tempi forti, con la Via Crucis in Quaresima e la Novena dell’Immacolata in Avvento, l’adorazione eucaristica la mattina di ogni giovedì e una volta al mese anche prima della Messa della sera». La stessa visita ai degenti «prevede l’Eucaristia per i malati costretti a letto e, quando richiesto, il sacramento dell’Unzione degli infermi, magari prima di particolari interventi, per essere confortati nella speranza – sono ancora le parole di don Simbola -, così come capita di somministrare il battesimo a bambini nati prematuri».
Alla cappella ospedaliera afferisce anche l’associazione di volontariato “Amma Heima”, nata nel 2016, che «è costituita da 40 volontari, prevalentemente giovani dai 19 ai 25 anni – spiega Carla De Filippis, la fondatrice e presidente -. L’obiettivo, come sintetizza il nome composto da una parola indù e da una islandese, è donare “abbracci” e far sentire “a casa” specialmente i pazienti anziani, quelli talvolta più soli, lavorando in sinergia e in un clima di collaborazione con tutto il personale ospedaliero».
14 febbraio 2022