De Donatis ai sacerdoti: l’invito a «riflettere insieme sul nostro ministero»

Nella memoria di san Giovanni Maria Vianney, la lettera ai presbiteri della diocesi e l’invito a «riscoprire insieme il dono della verginità, come chiamata all’amore fecondo e come dono da ricevere da Dio e da accogliere con l’apertura totale del cuore»

Nel cuore dell’estate, il cardinale vicario Angelo De Donatis rivolge il suo messaggio ai sacerdoti delle diocesi di Roma. L’occasione è la memoria liturgica di san Giovanni Maria Vianney, il 4 agosto. L’obiettivo: «Rendere grazie a Dio con te del dono del sacerdozio». Nel tempo «dei campi-scuola, delle vacanze comunitarie, dei ritiri e dei pellegrinaggi» – forse « il tempo in cui sperimentiamo anche un po’ di solitudine e di desiderio di fraternità, di rapporti autentici, di amicizie vere» e per alcuni «anche un tempo di difficoltà e di prova» – il vicario del Papa rivolge a tutti il suo affetto e la sua preghiera. «Con alcuni di voi – ricorda – ho condiviso dei bei giorni a Soraga, in Val di Fassa e, negli incontri pomeridiani che abbiamo avuto, è emerso che, con i vari “cantieri” che siamo chiamati ad aprire nel secondo anno di cammino Sinodale, ci sia la proposta di un “cantiere” dei sacerdoti, un invito cioè a riflettere insieme sul nostro ministero in questo tempo, sulle gioie e le sofferenze, sulle speranze che ci muovono e le difficoltà che incontriamo».

In particolare, il porporato evidenzia l’importanza di «riscoprire insieme il dono della verginità, come chiamata all’amore fecondo e come dono da ricevere da Dio e da accogliere con l’apertura totale del cuore». Nel tempo del cammino sinodale, rileva, «l’invito per noi sacerdoti a diventare vergini è una chiamata affinché la Chiesa di Roma sia rigenerata nell’Amore e nei tempi difficili che stiamo vivendo risplenda un rinnovato segno di Bellezza, nella consapevolezza che non sono più io che vivo ma Cristo vive in me e ha dato la vita per me. E, attraverso di me, sacerdote, continua a dare la vita a tutti».

In questo senso, De Donatis cita «un bel testo in cui mi sono imbattuto qualche tempo fa: “Il fine fondamentale del celibato sacerdotale è diventare persone vergini. Virgo è termine imparentato con virgulto. Verginale è ciò che sta per fiorire, l’alba della vita. Si racconta che le donne di Assisi, appena nasceva loro un figlio, lo portassero da Santa Chiara perché lo tenesse in braccio e lo benedicesse. In lei vedevano quasi il modello della maternità spirituale! Non si tratta solo di rimanere casti, ma di diventare vergini donando la vita agli altri; e, dopo averla passata, lasciare serenamente che le persone si allontanino da noi. Verginità è anche sganciare, è vivere contenti del fatto che qualcuno possa essere felice grazie a me, e senza di me! Si può essere celibi senza diventare mai casti, si può essere casti senza mai diventare vergini».

4 agosto 2022