De Donatis ai nuovi diaconi: «Non siamo manager ma supplicanti della grazia»

Il cardinale vicario ha ordinato nella basilica lateranense 8 alunni dei seminari romani. L’augurio di «essere e rimanere normali» perché «solo chi è veramente povero davanti a Dio sa manifestare al fratello le sue necessità»

Essere persone «normali», docili all’azione dello Spirito Santo e «capaci di amore reciproco». È la consegna che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha affidato agli otto nuovi diaconi che ha ordinato sabato 18 maggio, nel corso della solenne celebrazione da lui presieduta nella basilica di San Giovanni in Laterano. «Ci stiamo avvicinando alla pienezza della Pasqua, la Pentecoste che porta nella Chiesa il dono dello Spirito Santo – ha detto il porporato -, l’allenatore dei martiri, come lo chiamava Tertulliano, e che oggi opera in voi quale dono della grazia del Padre».

In particolare, commentando le tre letture proclamate, De Donatis ha scelto altrettante parole, una per ciascun brano, da lasciare come riferimento ai diaconi a cui si è rivolto chiamandoli figli. «La prima è “tribolazione”, annunciata da Paolo e Barnaba alla comunità di Antiochia» e presentata come condizione per poter accedere al Regno di Dio. «Solo la fatica dell’autentica testimonianza cristiana – ha spiegato il cardinale -, quella che passa dal portare la croce, è il viatico che apre all’intimità con il Padre» perché lungi dall’essere «una minaccia è, invece, la scuola in cui si impara a essere fedeli all’Amore». Dalla seconda lettura il cardinale ha estrapolato la parola “grazia”, che «discende dal Cielo come la manna, lo Spirito Santo e il Verbo – ha chiosato -: l’essenziale viene sempre da Dio e nessuno può illudersi di procurarselo da sé». Guardando al compito a cui sono chiamati i diaconi e tutti gli appartenenti al clero, De Donatis ha sottolineato come «non siamo dei manager che procurano benessere alla gente ma supplicanti della grazia», cioè capaci di riconoscere il necessario «atteggiamento di umiltà. Non siete voi che fate la Chiesa – ha ammonito -: credete allo Spirito Santo più che alle vostre capacità e pregate con la preghiera di intercessione per le persone che saranno affidate alle vostre cure».

Dal Vangelo di Giovanni, infine, guardando al comandamento nuovo dell’amore, De Donatis ha commentato quello che «non è tanto un sentimento quanto la decisione di dare la propria vita per il fratello, sacrificandosi, cioè facendo diminuire il nostro io per fare spazio all’altro». Ponendo attenzione all’elemento di reciprocità – «amatevi gli uni gli altri» -, il porporato ha osservato che «ciascuno, anche il diacono, ha bisogno di essere amato, infatti solo Dio ama senza bisogno di essere riamato»; da qui l’invito: «Imparate a dire “Ho bisogno”, deponendo la maschera dei benefattori autosufficienti». Infine un augurio: quello di «essere e rimanere normali» perché, come diceva san Francesco, «solo chi è veramente povero davanti a Dio sa manifestare al fratello le sue necessità: vi auguro dunque di avere questo come stile di vita».

Dopo l’omelia, l’invocazione ai santi e la richiesta di perdono hanno preceduto il momento dell’ordinazione con l’imposizione delle mani del porporato su ciascun candidato e la preghiera consacratoria, con la promessa di filiale rispetto e obbedienza nei confronti del Papa. Quindi il rito della vestizione e la consegna del Vangelo ai nuovi diaconi «chiamati a essere immagine di Gesù – ha auspicato il vicario del pontefice -, venuto non per essere servito ma per servire». Poi la vestizione degli abiti diaconali e la consegna del libro del Vangelo. Infine, De Donatis si è fatto latore presso i diaconi del saluto e della benedizione di Papa Francesco.

20 maggio 2019