De Donatis ai giovani della Sapienza: «Se siamo amati scegliamo bene»

Alla cappella universitaria incontro con il rettore Gaudio sul discernimento. Il professore: «I ragazzi hanno bisogno di esempi». Il vicario: «Senza comunità fare scelte coraggiose diventa impossibile»

«Un giorno andai dal mio parroco e gli dissi: “don Raffaele, sento che devo entrare in seminario”. E lui mi rispose: “Finalmente ti sei deciso!”». A Guglielmo, studente di Filologia alla Sapienza, monsignor Angelo De Donatis ha raccontato così, con un sorriso, il momento in cui comunicò la propria vocazione, poco prima di entrare in Seminario a 17 anni. Guglielmo gli aveva chiesto come si affronta «il salto nel buio di una scelta». Il vicario ha ricordato quindi l’infanzia felice, in Salento, a contatto con la comunità parrocchiale, il gruppo dell’Acr, gli amici che si facevano famiglia. Certe volte le scelte sono semplicemente frutto di un «cammino lineare di appartenenza. Ho sempre visto la gioia con cui il mio parroco viveva la comunità e questo è stato per me di grande aiuto».

È terminato con questa “confidenza” l’incontro di venerdì 20 aprile, all’Auditorium della Cappella della Sapienza, che aveva come tema «Il coraggio di scegliere». Organizzato dai padri gesuiti, che nell’ateneo sono presenti sin dalla sua fondazione, il dialogo si è sviluppato attraverso gli interventi di monsignor De Donatis e del rettore Eugenio Gaudio moderati dal direttore dell’Ufficio diocesano Cultura e Università, monsignor Andrea Lonardo. «Cinquanta anni fa Paolo VI – ha ricordato il professor Gaudio – diceva che abbiamo bisogno di testimoni e non di maestri. I giovani ci osservano, hanno bisogno di punti di riferimento credibili». Da questo punto di vista «il ruolo dell’università è fondamentale»; questo è il «luogo dell’incontro, del confronto, della scelta».

Una volta arrivato qui, però, lo studente ha già fatto una scelta molto delicata, che può rivelarsi anche sbagliata. Per questo il rettore ha insistito sull’importanza di un «orientamento consapevole già al quarto anno delle scuole superiori. È giusto che i giovani si impegnino a mettersi in gioco, vadano a conoscere, vedere cosa fa per loro, per poi fermarsi e sentire le risonanze di queste azioni». Il motto della Sapienza è “Il futuro è passato da qui”, «anche se tautologico, ci piace ricordarlo perché stiamo parlando del futuro dei giovani e della nostra società. È la cosa più importante che dobbiamo tenere a mente nel compiere la missione che ci è richiesta come formatori».

Monsignor De Donatis ha poi ricordato il brano dell’evangelista Marco in cui si parla del giovane ricco: «Non basta l’intelligenza per poter decidere, è necessario anche il cuore di chi ti fissa – come fa Cristo – e ti ama». In quell’incontro, «il primo a scegliere fu Gesù. Senza questo amore il rischio di restare immobile davanti a una scelta è forte. In quello sguardo di amore ognuno di noi scorge il futuro della propria vita». Nessuno può considerarsi estraneo al turbamento del giovane ricco, quando Gesù gli chiede di abbandonare tutto per seguirlo: «la precarietà di oggi alimenta la paura di rimanere poveri, di non riuscire a sopravvivere». Ma il Signore «ci ama, prospettandoci un futuro in cui non si dovrà lottare per vivere. Apriamoci all’ascolto, fidiamoci di Lui, speriamo contro ogni speranza come Lui si è fidato del Padre, facendo la sua volontà».

Infine, l’augurio di De Donatis agli studenti della Sapienza, ai giovani di Roma: «Possiate conoscere persone che sappiano amarvi per poter affinare la vostra capacità di discernimento. Sappiate che c’è una comunità che si dà da fare per la nostra, la vostra conversione. Senza comunità fare scelte coraggiose diventa impossibile». Al termine dell’incontro, il rettore Gaudio ha donato all’arcivescovo una copia anastatica della Bolla di fondazione dello “Studium Urbis” (In Supremae praeminentia Dignitatis) con cui Bonifacio VIII, nel 1303, istituiva la prima università di Roma.

 

23 aprile 2018