«Se applichiamo la logica del pareggio di bilancio alle diocesi il cui business sono le parrocchie, dovremmo chiuderle e metterle a reddito». Il cardinale Angelo De Donatis lo ha affermato con chiarezza, nell’omelia alla Messa celebrata questa mattina, 28 febbraio, per i partecipanti al Convegno nazionale degli economi e dei responsabili degli uffici amministrativi delle diocesi italiane, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana. «Il nostro punto di pareggio – ha sottolineato – è la carità». Per il porporato infatti il compito affidato agli economi e ai responsabili degli uffici amministrativi, chiamati a essere «servi dei disegni della Provvidenza, esperti esecutori dei progetti di carità che dalla relazione con Dio attingono la visione profetica dell’economia diocesana», è proprio quello di «tutelare e gestire i beni della Chiesa alla luce della missione evangelizzatrice, con un’attenzione particolare ai bisognosi».

Per De Donatis, dunque, «le parrocchie, gli ospedali e le scuole cattoliche possono perdere denaro, ma essere in positivo nell’economia della salvezza». Di qui la richiesta rivolta agli economi e ai responsabili degli uffici amministrativi delle Chiese locali d’Italia di «gestire le diocesi come se fossero delle famiglie, in una relazione di scambio e di dono», di «non confidare nella ricchezza» e di seguire l’esempio di tre economi citati dalla Bibbia: Noè, Giuseppe – «che non si approfitta dei suoi privilegi e insegna ad amministrare guardando dal basso, dai poveri» – e, da ultimo, il servo fedele descritto nel Vangelo di Luca. «Noi vescovi – la conclusione del cardinale – abbiamo sogni che spesso non sappiamo come realizzare e paure da cui essere liberati: necessitiamo di collaboratori che ci consiglino con prudenza e generosità».

28 febbraio 2019