Ddl armi, Banca Etica: «Non cancellare il principio di trasparenza»
Mentre il Parlamento riprende la discussione sul testo che mira a modificare la legge 185/90 sul commercio delle armi, crescono le realtà della società civile che chiedono «un dibattito onesto»
Ripresa ieri, 6 febbraio, dopo mesi di silenzio, la discussione delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera dei deputati sul ddl che mira a modificare la legge 185/1990 sull’export di armi italiane. Una proposta che, tra le altre cose, intende cancellare ogni forma di trasparenza sulle banche che finanziano e traggono profitto dall’export di armi. Questo disegno di legge, di iniziativa governativa, ha già ottenuto l’approvazione del Senato e, se dovesse passare anche alla Camera, rappresenterebbe un clamoroso passo indietro.
Già durante l’iter in Senato, Banca Etica, insieme a una vasta rete di organizzazioni della società civile, ha chiesto più volte al governo di spiegare le ragioni di questa scelta, che si traduce in un’inaccettabile operazione di opacità. Finora, nessuna risposta plausibile. «La proposta di modifica della legge 185/90 mette in discussione un importante risultato della società civile italiana: l’obbligo di trasparenza da parte delle banche rispetto al finanziamento alla produzione ed export di armi. Riteniamo grave questo passo indietro, una rinuncia ad un diritto di informazione ottenuto dopo lunghi e importanti confronti e contrattazioni. Chiediamo al Parlamento di aprire un dibattito onesto e aperto. Ricordiamo che il mercato delle armi è uno dei più corrotti al mondo e strumenti di controllo sono necessari per continuare a costruire una finanza che costruisce e sostiene la pace», si legge nella dichiarazione sottoscritta da molte delle organizzazioni della società civile che compongono il tavolo dei soci di riferimento di Banca Etica, tra cui Arci, Agesci, Altromercato, Emmaus, Gruppo Abele, Libera, Manitese, Movi, Oxfam.
L’auspicio espresso dalla presidente Anna Fasano è che «la discussione alla Camera dia spazio a un confronto serio e approfondito. È fondamentale che il maggior numero di forze politiche si attivi per migliorare questa norma ed evitare di legittimare pratiche opache. Voglio essere chiara – aggiunge -: la finanza etica rifiuta ogni finanziamento e investimento nel settore delle armi. Ma non ci aspettiamo che tutte le banche adottino questa politica, né chiediamo che sia imposta per legge. Quello che chiediamo oggi è semplicemente di non cancellare il principio di trasparenza e il diritto del Parlamento a un’informazione corretta. La legge 185/1990, pur indebolita nel tempo, garantisce ancora questo presidio fondamentale: smantellarlo sarebbe un grave errore».
I soci di riferimento di Banca Etica sono 20 tra le principali associazioni della società civile italiana che hanno contribuito a far nascere Banca Etica 26 anni fa o che si sono unite successivamente condividendo la scelta di utilizzare e far crescere una banca che esclude investimenti su armi e fonti fossili e sostiene esclusivamente progetti con impatti socio-ambientali positivi promossi da realtà del Terzo Settore e dell’economia sociale italiane.
7 febbraio 2025