Davide Cassani: l’allenamento, «fondamentale» anche per i ciclisti urbani

Il ct della nazionale italiana: «La bici non è un mezzo semplice. Occorre attenzione come se fosse un auto». L’attenzione alla sicurezza e al «rispetto reciproco»

Per Davide Cassani, commissario tecnico della nazionale italiana ciclismo, le due ruote sono una ragione di vita. Ora stanno vivendo una nuova primavera. Piccoli spostamenti, bonus, voglia d’aria aperta che, dopo il lockdown, è più pulita, fanno aumentare i ciclisti. A questo appuntamento però si deve arrivare preparati in ogni senso spiega il ct. «L’allenamento è fondamentale. La bici non è un mezzo semplice e occorre attenzione come se fosse un’auto. Ci vuole uno stile di vita adeguato. Un futuro ciclista dovrebbe allenarsi in modo serio, gradatamente. Adattare il fisico alle corse ogni giorno. Non usando la macchina e facendo sport migliorano salute e ambiente. Le bici sono molto performanti, anche se le strade non sono messe bene. Venti anni fa non c’erano queste grandi buche, causa d’incidenti per tutti».

Come bisogna porsi alla guida della bicicletta?
In sicurezza. In Italia si corre abbastanza e gli utenti deboli, come ciclisti e pedoni, sono più a rischio. Occorre prestare massima attenzione, non dare nulla per scontato. Cercare strade percorribili. Stanno aumentando le piste ciclabili. La convivenza con le auto non è semplice.

Che caratteristiche deve possedere una strada ciclabile?
Avere gli spazi giusti per questo mezzo. Può essere una strada secondaria, anche non asfaltata. Ma un conto è il ciclismo sportivo e un altro è spostarsi per andare al lavoro. Se non c’è alternativa a una strada occorre valutare la sicurezza.

Qual è il giusto approccio?
Il rispetto reciproco. Ci lamentiamo per tutto quello che rallenta sulle strade. Ho subìto due incidenti, uno alla vigilia di una gara, e sto attento a chi mi sta vicino.

Che consigli dà a chi, anche grazie al bonus, vuole spostarsi in bicicletta?
Il bonus è la spinta iniziale poi bisogna pedalare. Il bello del ciclismo è sempre lo stesso: anche se le bici sono dei gioielli, la fatica è uguale.

Dove usarla?
Uso il bike sharing nelle città. A casa, in Emilia, la utilizzo sempre. La bici elettrica permette di togliere la fatica, si fa movimento arrivando riposati al lavoro.

Quali accorgimenti?
L’uso delle mani per cambiare direzione, ho messo una grande luce dietro, rallento per primo se si avvicina un’auto, lo scatto per tornare alla normalità di marcia è un modo per allenarsi, cerco di prevedere gli automobilisti vicini. Il rischio maggiore è essere investiti perché non ti vedono.

Qual è stato il traguardo più bello da ciclista?
La vittoria al Giro dell’Emilia nel 1990, nella mia terra. Il ciclismo mi ha permesso di realizzare sogni.

Tra poco uscirà il suo nuovo libro.
“Il ciclista curioso”, che ho scritto con Giacomo Pellizzari, ha la prefazione di Gianni Mura. Racconta vari itinerari sparsi in un’Italia diversa e splendida. Per natura il ciclista è curioso. Pedalando si scorge con facilità qualcosa d’inconsueto: una chiesa o un borgo sconosciuti, e allora via.

bicicletta personalizzata donata da peter sagan a papa francesco

Ieri è stata aggiudicata all’asta, promossa anche da Athletica Vaticana e Cortile dei Gentili, la bicicletta che Peter Sagan ha regalato a Papa Francesco e lui ha donato per la raccolta fondi a favore degli ospedali Giovanni XXIII di Bergamo e Poliambulanza di Brescia, centri della pandemia da Covid-19. Che atleta è Peter Sagan?
Straordinario, fa bene al ciclismo perché è giovane, positivo, forte, in grado di sdrammatizzare: se perde, pazienza. Il primo a vincere tre mondiali di fila.

Ha conosciuto Papa Francesco?
L’ho incontrato durante la giornata dello sport due anni fa. Ha la grande capacità di essere davvero vicino, anche se è il Papa. Coerente con il nome che ha scelto.

19 giugno 2020