Daniele Silvestri: trent’anni da cantastorie fortunato

Da gennaio ad aprile, trenta concerti al Parco della Musica per celebrare la carriera. «L’attualità entrerà per forza». A luglio il concerto al Circo Massimo con Fabi e Gazzé

Roma come Las Vegas: per la prima volta l’Auditorium Parco della Musica ospiterà un “resident show” – una vecchia moda negli Stati Uniti – di un artista che, non a caso, ben rappresenta la Capitale. Si tratta di Daniele Silvestri, che quest’anno festeggia 30 anni di carriera nella città dove tutto è iniziato. Dal 18 gennaio al 14 aprile sono previste infatti 30 repliche del suo nuovo show “Il cantastorie recidivo”, ma ogni sera «uno spettacolo diverso», promette il cantautore in conferenza stampa, «con tanta leggerezza, ma anche con una forte connessione con Emergency. L’attualità entrerà per forza: non si può far finta che la guerra non faccia parte delle nostre vite. La politica c’è perché c’è sempre stata».

Alla conferenza si presenta molto rilassato e sicuro di questo ambizioso progetto. Lo spettacolo, prodotto e organizzato da Francesco Barbaro per Otr Live, ripercorre non solo la carriera di Daniele Silvestri, ma anche 30 anni di storia della società italiana, attraverso quelle canzoni che hanno segnato la carriera dell’artista dagli esordi a oggi. Di segni, lungo la strada, ne ha lasciatoi molti, a cominciare dal 1994 con il primo disco omonimo, aggiudicandosi la Targa Tenco per il miglior album d’esordio, mentre l’anno dopo, in gara al Festival di Sanremo nella sezione nuove proposte con “L’uomo col megafono”, riceve il premio “Volare” della critica per il miglior testo letterario, e diventa molto popolare con il singolo “Le cose in comune” incluso nel suo secondo album “Prima di essere un uomo”. Seguono altri 8 album – con numerosi singoli di successo, come “Cohiba”, “Occhi da orientale”, “Salirò”, “Sempre di domenica”, “Il mio nemico”, “La paranza”, “A bocca chiusa”, ecc.-, più uno nel 2014 con Niccolò Fabi e Max Gazzè, che ritroverà il prossimo 6 luglio per un concerto evento al Circo Massimo.

«Una conferenza per darci uno start, per renderci conto che da una parte c’è la follia, dall’altra l’eccitazione che sta per diventare una cosa vera», ammette alla presenza della stampa. «Mi sono avvicinato a questo progetto con una certa inconsapevolezza iniziale. Man mano che mi sono avvicinato ho cominciato a sentire le pressioni, come è normale che ci siano, ma anche le opportunità: il fatto di essere nello stesso luogo per trenta volte spalmate in tre mesi, effettivamente, è un’occasione; il fatto di farlo nella propria città lo è ancora di più, come il fatto che coincida con un momento che non sarà autocelebrativo ma inevitabilmente sarà un racconto degli ultimi trent’anni non solo miei, ma credo collettivi. Non sarà facile farci stare tutto dentro. L’anima di questo spettacolo – racconta ancora il cantautore romano, da sempre impegnato al fianco delle vittime civili delle guerre – ha già un suo percorso, iniziato con l’ultimo concerto che ho fatto alla cavea dell’Auditorium, e uno dei germi buoni che hanno fatto nascere tutto è la grande vicinanza con Gino Strada di Emergency, che nel frattempo ci aveva lasciato (il 13 agosto 2021, ndr.). Una connessione forte che non credo sia solo mia, ma che dovrebbe sentire tutto il Paese, per quello che Emergency ha fatto in questi anni».

Chi c’era alla cavea infatti ritroverà un cortometraggio che aveva proiettato in anteprima, realizzato da Simone Masi, con “Il mio nemico” come colonna sonora e durante i concerti saranno presenti dei punti informazione in favore dei progetti solidali dell’associazione non governativa. Spazio però anche alla leggerezza. «Soprattutto – rivela Silvestri – dove il racconto si farà vagamente nostalgico, dove le immagini, i suoni, le parole, riporteranno alla mia adolescenza, all’infanzia collettiva, perché questo è anche la musica». In questo cammino «mi accompagna una band di musicisti di cui sono molto orgoglioso e a cui soprattutto sono grato». Si tratta di Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo a percussioni e  tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Daniele “Il Mafio” Tortora, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori,Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.

«Ci sono poi tante altre cose che succederanno su quel palco, una di queste ha coinvolto Domenico Procacci con la sua Fandango, perché tra un atto e l’altro il racconto diventerà una conversazione approfondita, come non succede spesso in un contesto musicale. Un momento circostanziato, preciso, ma diverso ogni sera che diventerà un vodcast che avrà vita a sé». La casa di produzione e realtà culturale di Domenico Procacci e Laura Paolucci produrrà dunque “Le cose che abbiamo in comune”, un podcast e vodcast che prenderà vita sul palco di questi live e a partire dal 25 gennaio sarà disponibile su tutte le piattaforme di distribuzione digitale.

«Il linguaggio del teatro entra in questo spettacolo in tanti modi – continua il “cantastorie recidivo” -. E così la scelta della Sala Petrassi non è casuale: questa è l’unica sala dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone che ha un sipario. Mi piaceva l’idea di costruire un concerto raccontato e/o uno spettacolo musicato. Dentro ci sono 30 anni di canzoni ma anche quella parte più narrativa, con le storie al centro, che il teatro racchiude in sé. Lo spettacolo sarà diviso in due atti e proprio come succede a teatro, dove ogni replica non è mai uguale alla precedente per piccoli o grandi dettagli della storia, anche qui ogni sera non sarà mai uguale alla precedente».

Alla richiesta di Romasette.it però di svelarci qualche dettaglio in più sugli ospiti, si trincera dietro una battuta: «Alcuni ospiti sono prevedibili, altri meno. Avevo chiesto anche a Daniele De Rossi, ma ha qualche altro impegno», ammette Silvestri, nel giorno dell’esonero di Mourinho alla Roma, sostituito proprio dall’ex capitano giallorosso. «Dal punto di vista del tifoso sono entusiasta per lui, da quello dell’amico sono preoccupato». E a proposito di tifoserie, quando gli chiediamo se non sia casuale la scelta della t-shirt che indossa, che riporta la scritta de “Il locale”, il mitico palco tra piazza Navona e Campo de ‘Fiori che negli anni Novanta ha visto nascere artisti come Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Frankie Hi-Nrg, Tiromancino, ma anche Piefrancesco Favino e tanti altri, si intenerisce ripensando agli esordi: «Il Locale è la casetta dove siamo cresciuti, un luogo venuto su per caso, combinazione di un gruppetto di un ragazzi motivati e con le idee giuste, non replicabile. Meno strutturato del Folkstudio, dove chi ne faceva parte era connotato anche politicamente, era una specie di blob culturale però fortunato. Pochi mesi fa abbiamo festeggiato i 30 anni, e mi sono impressionato a rivedere recentemente il materiale dell’epoca. Devo tanto a quel luogo, che ha rappresentato molto anche per la nostra città».

Molti di questi ricordi verranno riproposti sul palco dell’Auditorium: «Ho sempre pensato che mi sarei fermato quando non avrei avuto più storie da raccontare, e anche se so che succederà, per ora non è così. Scrivere canzoni è un modo per andare oltre te stesso. A volte le canzoni arrivano dove neanche tu avevi previsto potessero arrivare: è il caso di “A bocca chiusa”, che Paola Cortellesi ha inserito nel suo film “C’è ancora domani”». Un’altra certezza che ci confida è di sentirsi “fortunato”: «Sono stati 30 anni fortunati, e la cosa più bella è che ciò che hai imparato a fare, cioè suonare, è diventato il tuo mestiere. E non c’è maggior fortuna nel fatto che si sia prolungata per tanto tempo, anche oltre quello che pensavo».

17 gennaio 2024