Danese: farò pulizia nel sociale a Roma, senza arretrare di un passo

La neo titolare del Welfare in Campidoglio: «Sono una centrocampista e so lavorare solo in squadra. Incontri settimanali con i municipi, e le associazioni saranno in giunta con me. Niente più business sui deboli. Sbloccherò subito il piano per l’emergenza freddo»

Da oggi, mercoledì 17 dicembre, è ufficiale: Francesca Danese, presidente del Cesv (ancora per poche ore, prima che la sua nomina venga congelata) è il nuovo assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma. Una nomina annunciata due giorni fa, anche senza la firma del mandato, dal sindaco di Roma Ignazio Marino. Danese si occuperà di politiche sociali ma anche di casa, disabilità, integrazione dei migranti. Ma la prima azione che farà sarà sbloccare il piano per l’emergenza freddo, dice a Redattore sociale che l’ha intervistata nel primo giorno del suo nuovo incarico.

Questo incarico cade in un momento molto difficile per la città. Roma è interessata da uno scandalo di grandi proporzioni, che investe l’area del sociale, ma anche il mondo politico. E che ha coinvolto anche alcune figure della giunta di cui lei andrà a far parte. Come pensa di lavorare bene in questa situazione?

Mi sento addosso una responsabilità enorme. E i primi due giorni confesso che mi tremavano le gambe. Ma ho ascoltato tutti i mondi da cui provengo prima di accettare, e loro per primi mi hanno detto che non mi potevo tirare indietro. Serve coraggio e forza in questo momento. Questa città merita una rivincita. Io credo molto anche nella condivisione con i territori. Quindi non appena insediata, la prima cosa che farò è convocare gli assessori dei municipi per parlare e ripartire insieme a loro. Vorrei che quello coi municipi diventasse un appuntamento più o meno settimanale. Bisogna rimettere al centro i territori ma soprattutto le persone, quelle perbene.

Quando è stata contattata dal sindaco Marino per questo nuovo incarico? È vero che i contatti sono avvenuti prima dello scandalo Mafia Capitale?

Sì, sono stata contatta prima dello scoppio dell’inchiesta Mafia Capitale. Ho avuto degli incontri con il sindaco Marino poco meno di un mese fa. C’è stato con lui un confronto di idee e di visione della città molto intenso. Ho iniziato quindi a rifletterci perché il progetto che il sindaco mi proponeva mi convinceva molto. Io sono una centrocampista, non so lavorare senza una squadra. E lì c’era una riflessione su come rilanciare questa città in maniera collettiva. Abbiamo discusso anche su una nuova visione della città, di Roma Capitale, un progetto interdisciplinare perché questa città non si governa senza una forte relazione tra tutti gli assessorati competenti. Roma aspetta una sfida importante, quella della città metropolitana.

Si è chiesta perché Marino si sia rivolto proprio a lei per questo ruolo?

Già un anno e mezzo e fa 800 associazioni sia cattoliche che laiche, insieme ai movimenti, fecero una richiesta al sindaco perché mi volevano assessore alle Politiche sociali. Ma credo che abbia contato il lavoro che ho svolto al Cesv, dove c’è una rete di associazioni e cooperative di tipo b anche molto piccole e nate dal mutuo aiuto. Ci definivano la Svizzera di Roma, un posto aperto alla partecipazione e contraddistinto da trasparenza. Io stessa nel mio ruolo ho messo al centro la capacità del volontariato di essere anche scientifico, anche nel chiedere conto dei bilanci. Penso che abbiano contato le mie battaglie e il mio percorso nella città.

Quali saranno le prime azioni che farà? Noi abbiamo denunciato, per esempio, come l’indagine Mafia Capitale stia bloccando la partenza del piano per l’emergenza freddo.

Sì, la prima cosa che devo e che voglio fare è sbloccare il piano freddo, è assolutamente una mia priorità, perché credo sia una cosa inconcepibile. Ne parlerò con il nuovo assessore alla Trasparenza per riuscire a capire come fare.

Dal mondo dell’associazionismo si sono alzate molte voci. Dal Centro Astalli al Cnca in molti confidano nel suo operato e le chiedono di fare pulizia, cosa risponde a queste persone?

Io sono la persona che insieme al Centro Astalli e alla Caritas è andata a reclamare il corpo di Andrea, la trans uccisa a Termini. Le associazioni quindi mi conoscono e sanno che non farò un passo indietro. Tra l’altro ho moltissime deleghe, dai servizi alla persona alle politiche sociali, ai disabili fino alle politiche promozione salute e al piano per l’inclusione sociale dei migranti. Mi spetta anche la verifica sull’Agenzia capitolina sulle tossicodipendenze e su questo voglio dire che in questo città da troppo tempo non si parla più di prevenzione, aspetto su cui occorre ripartire. Ho deleghe importanti, ma con le associazioni, che sono tutti assessori con me, non avrò paura di niente e, ripeto, non farò un passo indietro.

Al centro dell’indagine Mondo di mezzo c’è anche la gestione dei campi rom. Rispetto a questo come pensa di intervenire?

Sono una persona che ha sempre difeso i diritti di tutti, le persone in carne e ossa. Mi occuperò quindi dei diritti perché penso che la legalità si costruisca e ricostruisca a partire da questi. Alla luce di quello che l’indagine ha messo in evidenza di certo non tollererò più business di quel tipo ma mi preoccuperò e occuperò dei diritti delle persone e dei loro bisogni. È chiaro che serve trovare una soluzione e affrontare il tema in maniera seria, come bisogna impegnarsi per il diritto alla casa degli altri cittadini romani.

Si è parlato molto anche della sua parentela con Giulio Andreotti, di che tipo di legame si tratta?

Alle persone che stanno insinuando chissà quali legami voglio solo dire di andare a vedere dove sono nata. Mia madre ha fatto anche la bracciante agricola, più di questo non voglio dire. Ma qualcuno rischia davvero di fare la fine della Panda rossa.

17 dicembre 2014