Dallo schermo alla vita reale: l’impatto della serie tv “Tredici”

L’elemento della narrazione è centrale nell’ascolto di chi vive un disagio. L’esempio della vicenda che affronta problemi reali vissuti dai giovani per riflettere su temi spinosi

Quando si lavora a contatto con le persone, in particolare con individui che vivono un disagio, uno degli elementi a cui bisogna prestare maggiore attenzione è la storia: storia nel senso della narrazione delle vicende sia interne (l’impatto psicologico degli eventi) che esterne (episodi ed esperienze vissute). Raccontare la propria storia, condividerla e riflettere sul suo significato aiuta a dare senso a ciò che accade ad ognuno. Allo stesso modo riconoscersi nella storia di un altro e cogliere gli elementi per cui “risuoniamo” ascoltando la sua narrazione, diventano strumenti attraverso cui possiamo accorgerci di cosa stiamo affrontando e di cosa sta succedendo intorno a noi.

Da questa prospettiva può diventare davvero significativo l’impatto che ha sullo spettatore la narrazione delle vicende di una serie tv, in particolare quando i temi affrontati sollecitano chi guarda a confrontarsi con le sue esperienze quotidiane: è il caso di “Tredici”. Si tratta di una serie drammatica statunitense – titolo originale “13 Reasons Why” – basata sul romanzo “13” di Jay Asher, che affronta vari problemi reali vissuti da giovani e adolescenti, tra cui violenza sessuale, abuso di sostanze, bullismo, suicidio e violenza armata. All’inizio e alla fine di ogni episodio è presente una voce narrante che invita chi guarda e ascolta a domandarsi se sta affrontando situazioni richiamate all’interno della serie e, in caso, a chiedere aiuto visitando una pagina web da cui è possibile chiamare un numero di emergenza e in ci sono presenti consigli agli spettatori.

«La serie prende in esame i problemi che devono affrontare i giovani d’oggi – si legge sul sito di riferimento della trasmissione -. Le informazioni qui di seguito vengono fornite per aiutare gli spettatori a comprendere le diverse questioni sollevate da “Tredici”, facilitare discussioni produttive sui seri argomenti trattati e agevolare la gestione di tali situazioni se vissute in prima persona. “Tredici” cerca di mostrare l’importanza dell’empatia verso gli altri, anche quando la sofferenza non è facilmente riconoscibile, e che la vita di un individuo è importante per tanti altri, anche quando non sembra».

Le indicazioni presenti sul sito sono rivolte ai ragazzi e ai genitori. Si consiglia di discutere sulle puntate appena viste e di non trascurare i segnali che possono essere esplicitati nei ragazzi identificandosi nei personaggi o nelle vicende narrate. C’è, inoltre, una sezione in cui viene dato il nome ad «argomenti difficili ma importanti»: depressione, autolesionismo e suicidio, bullismo, violenza sessuale e consenso, abuso di droghe e di alcool e valutazione della minaccia di violenza armata.

In adolescenza può essere molto complesso dare senso ad esperienze traumatiche e chiedere aiuto. Ad esempio nella serie viene descritto il percorso difficile di ragazze che subiscono abusi sessuali: inizialmente la vergogna e il desiderio di cancellare l’esperienza vissuta prendono il sopravvento sulla necessità di parlarne con amici e familiari per essere sostenute ed affrontarne le conseguenze. Allo stesso modo viene dato spazio alla spirale di violenza che coinvolge bulli e vittime dei bulli, per cui ragazzi che subiscono vessazioni e vengono emarginati rischiano di trasformare la loro sofferenza in violenza verso gli altri. Un elemento trasversale al racconto delle vicende degli adolescenti di “Tredici” è la tridimensionalità data ad ogni personaggio: non esistono ragazzi totalmente buoni o cattivi, ma viene dato spazio alle possibili motivazioni e contesti in cui i comportamenti dei ragazzi sono inseriti. Questo tipo di descrizione sembra volta ad evitare la classificazione superficiale del giusto e dello sbagliato e invita ad una analisi più approfondita dei temi affrontati.

Al di là di recensioni positive o negative sulla sceneggiatura e sugli aspetti tecnico-stilistici, questa serie televisiva offre la possibilità di riflettere su quanto sia importante affrontare i temi spinosi come quelli descritti: non nella modalità “l’esperto dice che…” ma facendo scorrere sullo schermo dialoghi, dinamiche e storie con cui molti ragazzi possono identificarsi: ciò può favorire l’emersione di problemi e difficoltà che se rimangono nascosti e mai condivisi possono minare seriamente il benessere e un sano sviluppo dell’identità di ognuno. (A cura di Guido Palopoli, psicologo-psicoterapeuta).

20 luglio 2018