Dalle multe alle ong fino alle manifestazioni. Ecco il decreto sicurezza bis

Il testo, su cui è stata posta la fiducia, prevede multe per le organizzazioni che fanno salvataggio in mare, l’arresto del capitano e la confisca della nave. Le critiche: «Manca presupposto urgenza, solo propaganda»

Il governo ha messo la fiducia sul Decreto sicurezza bis (dl 53 in materia di immigrazione e ordine pubblico). Ad annunciarlo è stato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. Il testo è passato ieri, 24 luglio, alla Camera, poi andrà di nuovo al Senato per l’approvazione definitiva. Il decreto, che scade il 13 agosto, interviene su diversi temi: innanzitutto sul salvataggio in mare, inasprendo le sanzioni per le ong che operano nel Mediterraneo. Ma una parte del provvedimento è anche dedicata alla regolamentazione delle manifestazioni. Per questo il decreto sicurezza bis è aspramente criticato da mesi, e ieri, mentre in aula si votava, a Montecitorio manifestavano diverse associazioni.

Cosa prevede. In tutto, il dl si compone di 18 articoli, divisi in due parti: il contrasto all’immigrazione irregolare e le disposizioni relative all’ordine pubblico. Il testo, passato per le Commissioni, è stato modificato. Tra le novità più rilevanti, le multe da 150mila fino a un milione di euro per le ong che non rispettano il divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane. Inoltre se il capitano della nave non si ferma davanti allo stop della Guardia costiera viene immediatamente arrestato e può andare incontro a una sanzione da 10mila a 50mila euro (articolo 2). Nel caso in cui il capitano non sia in grado di pagare la multa, devono risponderne armatore e proprietario della nave. È previsto il sequestro della nave e la confisca, in questo caso l’imbarcazione diventa proprietà dello Stato. L’articolo 3 inasprisce le pene relative al reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare mentre l’articolo 4 prevede uno stanziamento di circa due milioni di euro per il Fondo rimpatri. Nella seconda parte, quella relativa all’ordine pubblico, vengono inasprite le pene per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Per quanto riguarda eventi e manifestazioni, il Daspo viene previsto per «coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza», per chi, anche all’estero, ha partecipato a episodi di violenza o per chi è stato denunciato, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei 5 anni precedenti.  Sanzioni più dure  sono previste anche nel caso di episodi di violenza durante manifestazioni pubbliche.

Le critiche. Per l’Asgi, è «evidente la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza» ma con l’ipotesi di decreto legge, spiega l’organizzazione in una nota, «si persegue pervicacemente nella strada intrapresa e, addirittura, si decide di portare la guerra agli esseri umani anche in acque internazionali sbeffeggiando le convenzioni internazionali in materia di ricerca e soccorso in mare». Per questo il provvedimento è definito l’’«ennesimo attacco al rispetto della vita umana, ai diritti e alle libertà fondamentali». Le organizzazioni del Tavolo asilo hanno addirittura disertato le audizioni dopo che era stato revocato l’invito a partecipare all’ong Sea Watch. Anche  per Filippo Miraglia di Arci «è un decreto che non ha i presupposti di straordinarietà ed emergenza: siamo nel periodo in cui Italia ed Europa accolgono meno persone in assoluto. È solo propaganda per criminalizzare il salvataggio in mare. Il metodo usato è quello che usavano i nazisti con gli ebrei, non solo perseguitando loro ma anche chi cercava di salvarli. Marco Bertotto, di Medici senza frontiere, ricorda che nell’ultimo anno «ci sono stati 19 incidenti e stalli in mare che hanno coinvolto più di 2.496 persone, uomini donne e bambini vulnerabili, trattenuti in mare per 165 giorni totali, ovvero 4 mesi che hanno provocato solo inutile sofferenza senza che nessun concreto risultato fosse raggiunto. I dati dicono che con le ong in mare si registra 1 partenza su 6 partenza, le altre 5 avvengono quando il mare è sprovvisto di assetti. Questa è la pietra tombale sulla narrazione del pull factor e dei porti chiusi mentre continua ad ad aumentare il tasso di mortalità nel Mediterraneo. Il decreto – conclude – infligge ulteriori inutili sofferenze».

25 luglio 2019