Dal Myanmar l’appello del cardinale Bo: «Apocalisse di morte e malattia»

Il Paese allo stremo per il conflitto e per il Covid, con i contagi triplicati. Oltre 7mila le vittime; 185.402 i ricoverati. Ai governanti: «Salvate il nostro popolo»

«Sono tempi apocalittici». Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, ha usato queste parole nell’omelia della Messa di ieri, 25 luglio, per raccontare la situazione che vive il Myanmar, stretto tra la morsa del Covid, quella della fame e del conflitto armato. Nel giro di poche settimane, i contagi sono triplicati: le statistiche, aggiornate al 26 luglio, parlano di 269.525 casi di Coronavirus, 7.111 morti e 185.402 persone ricoverate. Tra le vittime anche il vescovo di Pathein John Hsane Hgyi, morto giovedì 22 luglio.

Il cardinale ha parlato della disperata ricerca di ossigeno per curare le persone in casa, di ospedali sovraccarichi e di «lunghe code nei cimiteri. Imploriamo coloro che ci governano: siate buoni pastori, salvate il nostro popolo», l’appello. La situazione epidemiologica del Paese infatti è aggravata dal conflitto armato che da febbraio, con il colpo di Stato e la presa del potere da parte della giunta militare, sta infiammando il Myanmar. «Se non c’è la pace, centinaia di persone verranno sepolte ogni giorno – le parole dell’arcivescovo -. Non possiamo permetterci conflitti; ancora una volta faccio appello: la pace è l’unico vaccino contro ciò che si sta trasformando in un’apocalisse di morte e malattia. Dio ci sta chiamando: asciugate le lacrime dagli occhi degli uomini e delle donne del nostro Paese. Sì: possiamo invertire la rotta».

Nella sua omelia, il porporato ha descritto un Paese in ginocchio a causa del Covid, del conflitto armato e del collasso dell’economia. «Fame, disoccupazione, sfollamenti, centinaia di morti violente e, con l’ingresso del Covid, mancano medicine e ossigeno. Quello che succede in Myanmar ferirebbe qualsiasi sensibilità. Il mondo piange con la nostra gente – ha aggiunto -. Il Papa continua a pregare con noi, pronunciando parole struggenti. Anch’io mi inginocchio per le strade del Myanmar e dico: basta con la violenza! Anch’io alzo le braccia e dico: prevalga il dialogo».

26 luglio 2021