Dal mondo del lavoro, costruire percorsi di speranza

In occasione del 1° maggio, l’incontro online “La vera ricchezza sono le persone”, promosso da Mlac e Ac diocesana. Becchetti (Tor Vergata): «Questo è il tempo di battersi per le giuste politiche»

La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno fatto implodere criticità sempre esistite ma delle quali non si aveva contezza della portata. Nel mercato del lavoro, per esempio, con il lockdown è emersa «in tutta la sua drammaticità la piaga del lavoro nero, mercificato, precario, poco sicuro». Il conflitto in atto, invece, impone un’accelerata per «renderci indipendenti energeticamente». Questi alcuni dei temi trattati ieri sera, 2 maggio, durante l’incontro online “La vera ricchezza sono le persone”, tema anche del messaggio dei vescovi per la Festa dei lavoratori 2022, promosso dal Mlac (Movimento lavoratori di Azione cattolica) di Roma e dall’Azione cattolica diocesana. Sottotitolo: “L’uomo è l’autore, il centro e il fine della vita economica sociale”, tratto dalla Costituzione pastorale Gaudium et Spes e dalle encicliche Caritas in Veritate e Laudato si’.

All’indomani della festa di san Giuseppe Lavoratore, Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, e Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, hanno illustrato l’attualità del mondo del lavoro troppo spesso ferito dalle cosiddette “morti bianche”. Nel 2021, stando ai dati Inail, i morti sul lavoro sono stati 1.221. Nel primo bimestre del 2022, sempre per l’Istituto previdenziale, i decessi sono stati 114. Una delle soluzioni, per Becchetti, potrebbe essere quella di non pagare i bonus dei manager quando aumentano gli incidenti sul lavoro. «Oggi vige un sistema di premialità dei lavoratori e i bonus sono tutto per una azienda – ha detto -. Questi sono ancora parametrati solo sul profitto e non anche sugli indicatori sociali e ambientali. Un manager che sa che non ottiene il bonus se aumentano gli incidenti promuoverà con maggiore intensità la sicurezza dei suoi operai».

Nell’incontro, moderato da Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, e dal segretario Mlac Giuseppe Di Sabatino, l’economista ha analizzato i vari problemi che oggi interessano il mondo del lavoro, osservando che tra i fenomeni che «amplificano le disuguaglianze, c’è anche la corsa a ribasso». Molte aziende oggi lasciano l’Italia trasferendo l’attività all’estero dove, «a parità di qualità e servizi, costa meno produrre, sono più bassi i costi del lavoro, quelli ambientali e quelli fiscali». Per consegnare un futuro più roseo ai giovani, Becchetti ha proposto di insegnare loro «a essere “ricchi”, non dal punto di vista economico, ma a essere generativi, costruendo buone relazioni e imparando a prendersi cura del prossimo». Questo è quindi il tempo di «battersi per le giuste politiche e costruire come società civile dei percorsi di speranza».

Lidia Borzì si è soffermata sull’interdipendenza tra lavoro e famiglia. «La mancanza di un impego – ha detto – influisce pesantemente sulle relazioni familiari». Fondamentale, per la presidente delle Acli romane, aggiungere l’aggettivo “dignitoso” quando si parla di lavoro. Senza questa specificazione «il termine lavoro rischia di essere sinonimo di lavoretto, di mancanza di tutele e di precariato. La centralità della persona ruota attorno al lemma “dignitoso”». Da qui la necessità di fare rete per «promuovere la cultura del lavoro – ha proseguito Borzì -. È importante ridare senso al lavoro, che per i nostri giovani è solo un mero scambio tra una prestazione e un compenso, per altro al ribasso, e non qualcosa che favorisce la crescita integrale della persona e della comunità. Fondamentale, dal punto di vista culturale, riscattare il lavoro dalla deriva della logica del profitto a tutti i costi, dalla precarietà dilagante, dalla mancanza di solidarietà, dalle frenesie del guadagno, dell’arrivismo e del consumismo. I giovani hanno diritto di vivere dignitosamente il presente e il futuro; invece rischiano di essere poveri non solo oggi ma anche domani, considerate le pensioni».

3 maggio 2022