Dal film di Wenders su Francesco messaggio di pace e solidarietà

Non si tratta di una biografia né tantomeno di un documentario che ricostruisce i momenti salienti dei primi cinque anni di pontificato. Non era facile trovare la chiave giusta per accostare la figura di Bergoglio

È stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes nel maggio 2018, e da quel momento è cominciata una crescente curiosità ora finalmente soddisfatta con l’uscita del film nelle sale. Papa Francesco. Un uomo di parola arriva al contatto con gli spettatori. Ed è proprio il caso di usarla questa espressione perché va detto subito che non si tratta di una biografia (come ha fatto di recente Daniele Luchetti con Chiamatemi Francesco) né tantomeno di un documentario che ricostruisce i momenti salienti dei primi cinque anni di pontificato. L’operazione affronta il personaggio Bergoglio, correndo liberamente lungo i vari passaggi che hanno segnato la sua storia, hanno intrecciato missione e profezia, hanno offerto testimonianze e raccolto offerte d’amore.

Liberamente, perché quello che attraversa le immagini è un messaggio di pace e di solidarietà che fa appello a tutti gli uomini e a tutte le donne in una unità senza incertezze rivolta al bene comune. Mettendo da parte la biografia e la silloge dei documenti, non era facile trovare la chiave giusta per accostare la figura di Bergoglio.

L’idea vincente e partita da monsignor Dario Edoardo Viganò, assessore al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, e si è concretizzata nel convincere ad essere presente Wim Wenders, prestigioso regista del cinema tedesco ma ora meglio da definire internazionale. È giusto ricordare che Wenders si è negli anni costruito una carriera di valore, a partire da Alice nelle città (in patria, 1973), e poi con il Leone d’oro a Venezia 1982 Lo stato delle cose, la Palma d’oro a Cannes 1984 conParis, Texas, fino a un titolo giustamente epocale come Il cielo sopra Berlino, 1987.

La presenza di Wenders ha permesso di lavorare su una sceneggiatura composita e variegata, che ha voluto mettere in campo Papa Francesco come protagonista ma mai come attore, che Wenders invita al dialogo e che poi lascia libero di seguire il proprio pensiero. Si torna così alla libertà, che è stata centrale nel Wenders cineasta e ancora di più lo è nella predicazione di Bergoglio. La cornice produttiva legata a Vatican Media ha garantito una totale dinamicità di manovra e di professionalità. Occasione per richiamare avvenimenti e riannodare i fili di una memoria che ha già lasciato tracce di forte intensità, i filmati provenienti dagli archivi audiovisivi vaticani si sono inseriti in un racconto che ha voluto essere testimonianza di storia e segno di presenza.

Ogni momento mette a fuoco i vari argomenti affrontati dal Papa nel suo instancabile viaggio intorno al mondo. E si tratta sempre di temi forti: restano nella mente quelli dedicati alla «logica dello scarto», alla deriva del potere fuori e dentro la Chiesa, all’attenzione per l’ambiente e il Creato. Ma forse ancora più incisivi sono i passaggi nei quali il Papa, con uno sguardo carico di ironia e tenerezza, fa appello alla nostra capacità (di noi spettatori, di noi credenti) di essere fedeli a Cristo, ai suoi insegnamenti, al suo richiamo di una lezione che va verso la fiducia, la capacità di perdonare, di essere sopra ogni divisione strumenti di carità e obbedienza. Cosi questo film di Wim Wenders diventa un chiaro strumento di pacificazione, mozione degli affetti e momento per sentirsi veramente cittadini del mondo. Come è il Vangelo, che parla a tutti senza chiedere niente in cambio.

 

 

8 ottobre 2018