Dal Consiglio europeo, sostegno al piano di pace di Zelensky

Nella prima giornata di lavori, il 23 marzo, l’appello del presidente ucraino all’Europa. La promessa di un milione di munizioni a Kiev. Sul tavolo anche il tema migrazioni

È la guerra in Ucraina ha genere banco nella due giorni di lavori del Consiglio europeo, ieri e oggi, 24 marzo, a Bruxelles. E con questa, i temi economici. In apertura, l’incontro con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e il discorso della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Quindi, spazio all’intervento in streaming del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha nuovamente fatto appello all’Ue per un sostegno totale sul piano militare. Zelensky ha chiesto anche di inasprire le sanzioni verso la Russia, quindi dichiarato di voler promuovere un vertice internazionale per discutere il piano di pace da lui stesso proposto.

Il Consiglio europeo, si legge nelle Conclusioni del summit, «ribadisce la sua ferma condanna della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina» e ricorda «il risoluto sostegno dell’Unione europea all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale nonché al suo diritto naturale di autotutela contro l’aggressione russa». Ancora, il Consiglio europeo «ribadisce il proprio sostegno a favore della formula di pace del presidente Zelensky. L’Unione europea continuerà a lavorare con l’Ucraina sul piano di pace in dieci punti». La Russia, invece, «deve porre fine all’aggressione e ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni tutte le sue forze militari e forze ausiliarie dall’intero territorio dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale», si legge ancora nel documento. Il Consiglio infine «condanna con la massima fermezza la violenza sessuale e di genere. La Russia deve garantire immediatamente il rimpatrio in condizioni di sicurezza degli ucraini, in particolare dei bambini, deportati o trasferiti con la forza in Russia», è il monito.

Al termine della prima giornata, insomma, l’Unione europea conferma l’intenzione di «aumentare la pressione collettiva esercitata sulla Russia, anche tramite eventuali ulteriori misure restrittive». Da parte sua, «l’Ue è fermamente e pienamente al fianco dell’Ucraina e continuerà a fornire al Paese e alla sua popolazione sostegno a livello politico, economico, militare, finanziario e umanitario per tutto il tempo necessario», assicurano i 27 leader. L’Unione europea e gli Stati membri «stanno intensificando gli sforzi intesi a contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina – spiegano -. Tenuto conto degli interessi di tutti gli Stati membri in materia di sicurezza e di difesa, il Consiglio europeo accoglie con favore l’accordo raggiunto in sede di Consiglio per consegnare con urgenza munizioni terraterra e munizioni di artiglieria all’Ucraina e, se richiesti, missili, anche attraverso l’acquisizione congiunta e la mobilitazione di finanziamenti adeguati, tra l’altro mediante lo strumento europeo per la pace, puntando a fornire, entro i prossimi dodici mesi, un milione di munizioni di artiglieria nell’ambito di uno sforzo congiunto». Ancora, l’Ue mantiene «la determinazione a sostenere la riparazione, la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina, in coordinamento con i partner internazionali». All’orizzonte, la prospettiva futura di adesione del Paese alla Ue.

Sul tavolo anche il tema migrazione, riguardo al quale «presidenza del Consiglio e Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, il Consiglio europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati», viene spiegato nel documento conclusivo. Il riesame è rimandato quindi al mese di giugno. Nella conferenza stampa di ieri sera, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riferito di un «interessante dibattito sulla migrazione», durante il quale «sono stati espressi sostegno e approvazione per il modo in cui si è accelerato il lavoro e abbiamo concordato che torneremo a parlarne al Consiglio di giugno, non per riaprire la discussione ma per avere un altro aggiornamento».

In itinere c’è il nuovo Patto per la migrazione, che si vorrebbe approvare prima delle elezioni per il Parlamento europeo a metà del 2024. A tenere alta la soglia di attenzione è la premier italiana Giorgia Meloni, che parla del rischio di una ennesima «ondata» di migranti attraverso il Mediterraneo, stimando addirittura 900mila arrivi. Dagli altri Paesi, però, nessuna disponibilità a farsi carico di una redistribuzione di migranti, per la quale mancano i necessari accordi politici, che Roma dovrebbe cercare con Berlino e Parigi.

24 marzo 2023