Dai fondi del Pnrr, «una nuova Roma»

La tavola rotonda nella seconda giornata del XIX Congresso Cisl Roma e Rieti. Trincia (Caritas Roma): «Pensare a una città che punti sull’essere umano»

Le risorse ora ci sono. I fondi del Pnrr, «se investiti bene», possono ridisegnare una nuova Roma che mette «la persona al centro». Un obiettivo che si può raggiungere solo facendo rete, creando un movimento «a centri concentrici» tra istituzioni, terzo settore, realtà territoriali. La necessità di avviare un lavoro corale per dare risposte sociali ai cittadini è emersa questa mattina, 22 febbraio, durante la tavola rotonda sul tema “Le periferie fisiche ed esistenziali: sconfiggere la povertà e le diseguaglianze per un welfare dei diritti” svoltasi al Carpegna Palace Hotel in occasione della seconda giornata del XIX Congresso della Cisl Roma Capitale e Rieti. Il tema: “Insieme per esserci. Cambiare in sicurezza”.

Tra le tante disuguaglianze e problematiche accentuate dalla pandemia Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha annoverato la solitudine e il lavoro. A Roma il 44,7% delle famiglie è monocomponente. La solitudine «interessa anche tanti giovani – ha detto – e cresce il cosiddetto barbonismo domestico». Per quel che riguarda il lavoro, il direttore della Caritas ritiene urgente «creare un’alleanza, perché occorre dare una svolta al diffuso fenomeno del lavoro nero. La vera integrazione non è solo tra sociale e sanitario – ha proseguito – ma quella con l’economia». Nella Capitale il 21% dei lavoratori ha contratti a termine. «Che progetto di vita possono avere i giovani con un contratto a termine?», ha domandato Trincia, invitando a pensare una Roma che punti sull’essere umano, perché «la povertà non è solo quella materiale ma anche spirituale e intellettuale».

L’incontro è stato anticipato dall’analisi sulla realtà economico – sociale della Capitale offerta da Salvatore Monni, docente dell’Università Roma Tre, per il quale «a Roma ci sono indubbiamente disuguaglianze in termini di reddito ma non sono le principali. Quelle più importanti riguardano le opportunità. Nascere in un quartiere o in un altro significa avere più o meno possibilità di essere istruiti, di lavorare, di avere un asilo vicino a casa. Quest’ultima assenza incide sulla professione delle donne, costrette a lasciare il lavoro per accudire i figli». Monni ha inoltre rimarcato che «le aree più disagiate sono anche quelle in cui il Covid ha avuto maggiore incidenza perché famiglie, anche numerose, vivono in appartamenti piccoli, ci si sposta soprattutto con i mezzi pubblici e i lavori precari e irregolari non si possono svolgere  da remoto». Questo dimostra che bisogna lavorare tanto, perché «Roma merita di ripartire dalle periferie e dobbiamo farlo insieme, Cisl, lavoratori, istituzioni, Caritas», ha detto Carlo Costantini, segretario generale uscente della Cisl di Roma Capitale e Rieti. I dati che parlano di occupazione ai livelli pre-Covid, per Linda Laura Sabbadini, dirigente del dipartimento Statistiche sociali, meritano un’attenta analisi perché «il recupero riguarda solo il lavoro precario con contratti a termine – ha detto in collegamento telefonico -. Peggiora la situazione del lavoro dipendente, a tempo indeterminato e femminile, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo».

Nell’incontro, moderato dal giornalista di Avvenire Eugenio Fatigante, è emerso che la classe politica locale intende puntare su un  sistema integrato socio-sanitario, sulla partecipazione e coprogettazione. La rete è l’obiettivo che si sono prefissati gli assessori alle Politiche sociali di Roma, Rieti e Regione Lazio, rispettivamente Barbara Funari, Giovanna Palomba e Alessandra Troncarelli. Se per Funari puntare sulla persona significa «avere una visione strategica», Troncarelli si è detta «ottimista» relativamente al raggiungimento di un modello di compartecipazione, perché «se a livello regionale è stato possibile istituire una cabina di regia che durante i mesi bui della pandemia ha lavorato incessantemente – ha detto -, tanto più è possibile costituirla a livello comunale. Solo così si potrà attuare un welfare a 360 gradi». Una cabina di regia «efficace a livello regionale», ha detto Daniele Stavolo, presidente Fish Lazio, auspicando l’adozione a livello territoriale per adottare provvedimenti che possano rispondere alle esigenze dei disabili. Per alcuni municipi, come il VI, dove vi è «un alto tasso di deprivazione», il Pnrr può essere «la grande opportunità», ha affermato Giancarlo Tesone, direttore del Distretto 6 Asl Roma 2.

22 febbraio 2022