Da Sant’Egidio un progetto per integrare 400 madri e figli rifugiati
L’iniziativa presentata dalla Comunità coinvolge richiedenti asilo arrivate tramite corridoi umanitari o vittime di tratta con mandato di espulsione
400 donne, di cui molte con figli piccoli, richiedenti asilo, arrivate tramite i corridoi umanitari o vittime di tratta che hanno ricevuto un mandato di espulsione ed erano rinchiuse negli ex-Cie. Sono loro le destinatarie del progetto presentato questa mattina, mercoledì 5 maggio, a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, che lo finanzia con una erogazione liberale di 100.000 euro in un anno da parte della casa farmaceutica Merck & Co per conto della sua consociata italiana Msd. L’obiettivo è l’integrazione nella società italiana. Per questo appena arrivano in Italia le donne, grazie al progetto, ricevono una prima accoglienza: vestiario, kit scolastici per i bambini, ma anche informazioni burocratiche sulla procedura d’asilo. Quindi vengono immediatamente inserite nei corsi di lingua e cultura italiano che Sant’Egidio svolge all’Istituto San Gallicano. Successivamente, ha spiegato la responsabile della Comunità per i servizi agli immigrati Daniela Pompei, «inizieranno corsi di formazione professionale per caregiver e di economia domestica o corsi per diventare mediatori culturali. Nel frattempo saranno accompagnate per fruire dei servizi sanitari e scolastici». Al momento sono accolte nei centri della Comunità 50 donne; «contiamo di aiutarne 400 in un anno – ha proseguito Pompei -. Al termine del percorso riceveranno un contributo per pagare l’affitto e rendersi autonome. L’integrazione è un investimento per il loro futuro e per il futuro del nostro Paese».
Tra le donne accolte in questi giorni c’è anche Aisha Mostafà, 27 anni, madre di Sara, due mesi, che racconta la sua storia. A cominciare dalla fuga dalla Nigeria a causa di gravi problemi familiari. Piange mentre ricorda la sua famiglia, la fuga da sola verso il Benin, il deserto, la Libia, i 700 dollari pagati ai trafficanti, la traversata del Mediterraneo e il salvataggio grazie alle navi militari nel 2015. «Ho visto morire tanti compagni di viaggio – dice -, nel deserto e in mare. Ringrazio un pastore evangelico che mi ha aiutato e la Comunità di Sant’Egidio. Mi sono sempre affidata a Dio e continuo a pregare per il mio futuro e quello di mia figlia». A settembre verrà ascoltata dalla Commissione territoriale che deciderà se accogliere o meno la sua richiesta d’asilo. Aisha spera di lavorare e continuare a vivere in Italia.
Complessivamente, 6 migranti su 10 sostenuti dalla Comunità di Sant’Egidio sono donne. Nel 2015 Sant’Egidio ha aiutato circa 20mila migranti e in un anno sono entrate in Italia grazie ai corridoi umanitari 855 persone da Siria e Iraq, di cui il 40% minori. A fine settembre arriveranno dai campi profughi in Etiopia, grazie al contributo della Cei, anche i primi eritrei, somali e sudsudanesi.
5 luglio 2017