Da Santa Sofia, sempre in moto la solidarietà per l’Ucraina

Dall’inizio della guerra inviati 117 camion, con 20 tonnellate di aiuti. Il prossimo dopo le feste. Don Semehen: «Il Natale illumini chi ha nelle mani la sorte del conflitto»

È arrivata la neve in Ucraina, così il freddo si unisce ai disagi e alle difficoltà che, a quasi due anni dall’invasione russa, la distruzione della guerra continua a causare. Don Marco Yaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia a via Boccea, la chiesa nazionale degli ucraini a Roma, è stato a inizio dicembre nella parte occidentale del Paese, nell’arcidiocesi della Chiesa ucraina greco-cattolica di Ternopil-Zboriv. «Nella zona dove si vive ancora abbastanza tranquillamente e che ha accolto e aiuta molti profughi», ma porta negli occhi e nel cuore «soprattutto la grande presenza di senzatetto, persi in una condizione di abbandono totale per le strade» perché «la crisi economica è sentita, i prezzi crescono e anche chi prima del conflitto aveva un livello di vita medio si ritrova oggi in una condizione» di grande difficoltà.

Don Semehen spiega come «nella guerra ci sono “i giorni bianchi e i giorni neri” ma in generale il Paese soffre, moltissimi sono i danni e c’è necessità di tutto». Ad avere bisogno di sostegno e aiuto sono soprattutto «le categorie dei più fragili, cioè gli anziani e i bambini», ma anche «le persone invalide» e pure le «oltre 70 mila, sia civili che militari, rimaste mutilate per la guerra e che hanno a oggi bisogno di protesi di vario genere». Ancora, don Semehen sottolinea che «la forte pressione psicologica che la gente vive per la guerra produce uno stress» che porta «a un aumento dell’indice glicemico anche in bambini di soli 7 o 8 anni», per questo «sono importanti e servono i farmaci per la cura del diabete». accanto ai farmaci più comuni «come il paracetamolo e in generale tutti quelli adatti per la cura dell’influenza», e poi «gli antidolorifici e i medicinali che servono per la regolazione del sonno». In particolare per il trasporto dell’insulina, «che richiede dei contenitori particolari e con caratteristiche speciali per la conservazione», si organizzano dei viaggi con «piccoli pulmini», spiega il sacerdote ucraino.

Dall’inizio della guerra, dice ancora, «la catena di solidarietà con l’invio di medicinali, generi alimentari e vestiario non si è mai fermata qui nella basilica» e sono «117 i camion, con più di 20 tonnellate di prodotti, che sono partiti, l’ultimo 10 giorni fa per arrivare con gli aiuti in tempo prima del Natale», mentre subito dopo le feste ne partirà un altro. Sono «soprattutto i territori più colpiti di Kharkiv e Kherson», nella parte orientale del Paese, a essere sostenuti e aiutati «grazie anche all’Elemosineria apostolica vaticana, alla Fondazione Migrantes della Cei e al Banco farmaceutico», aggiunge. Anche l’Unione sanitaria internazionale (Usi) di piazza Vittorio ha fornito e fornisce un apporto importante «con la donazione di apparecchi cardiologici», sono ancora le parole di don Semehen, che constata come «se pure è calata in questi quasi due anni, la raccolta di aiuti continua e chiunque vuole e può donare e aiutare viene accolto» anche al di là degli orari stabiliti, «cioè quelli che prevedono la presenza di volontari dal martedì al sabato, dalle 10 alle 17».

Don Marco auspica che «il tempo del Natale porti ad illuminare la buona volontà di coloro che hanno nelle mani la sorte del conflitto», invitando ciascuno ad unirsi alla «preghiera continua che sia qui che in Ucraina viene vissuta affinché possano essere trovate delle strade per far finire questa guerra».

27 dicembre 2023