Da Mettiamoci in gioco e Consulta antiusura 6 proposte contro l’azzardo

Nel 2023 la somma di denaro raccolta dal settore salita a 147,7 miliardi di euro. Don Zappolini: «Incomprensibile favorire l’incremento dell’offerta». Gualzetti: «Scenari allarmanti»

Regolamentare un settore cresciuto a dismisura, anche per l’assenza di un impianto normativo adeguato. Questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto ieri, 5 giugno a Roma, promosso dalla campagna contro i rischi del gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco” e dalla Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, alla presenza, tra gli altri, del cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi. Un’occasione per rivolgere un appello all’opinione pubblica e ai decisori politici sulle gravi ricadute del gioco d’azzardo nel nostro Paese, presentando una serie di proposte.

Il dato di partenza è quello della somma di denaro raccolta dal settore nel 2023: la cifra record di 147,7 miliardi di euro. Nel 2022 era di 136 miliardi di euro. Numeri dietro ai quali si nascondono tante storie di sofferenza, di giocatori problematici – vale a dire quelli che manifestano un comportamento di gioco che genera conseguenze negative per sé stessi, per le persone che li circondano e per la comunità in generale – e delle loro famiglie. Sempre nel 2022, lo studio Ipsad realizzato dal Cnr-Ifc ha stimato in circa 20 milioni (43%) gli italiani tra i 18 e gli 84 anni che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel corso dell’anno e in 800mila gli italiani della stessa fascia d’età che presentavano un profilo di gioco a rischio da moderato a severo. L’indagine sottolineava che sono proprio le persone con redditi mensili e titoli di studio più bassi a diventare più frequentemente giocatori problematici. Per quanto riguarda invece gli studenti tra i 15 e i 19 anni, lo studio stimava in 1.300.000 (51%) coloro che avevano giocato almeno una volta nel corso del 2022, in quasi 130mila i giocatori a rischio e in oltre 67mila i giocatori problematici.

Per dare un’idea più precisa delle dimensioni e della varietà di questo mercato, durante l’incontro è stato ricordato che, nel nostro Paese, sono aperti oltre 15 milioni di conti gioco, vi sono 55 tipologie di lotterie istantanee (a maggio 2024, ad aprile 2023 erano 44), 47 tipologie di “gratta e vinci” online (a maggio 2024, ad aprile 2023 erano 24), 310.953 Slot e Vlt in esercizio (dati dicembre 2022), 200 sale bingo. A fronte di una tale abnorme offerta, l’erario incassa solo circa 12 miliardi di euro, una cifra assolutamente sproporzionata rispetto al giocato, è stato evidenziato durante l’incontro.

Di qui le proposte concrete avanzate da Mettiamoci in gioco e Consulta antiusura, per difendere realmente il diritto alla salute dei cittadini. La prima: «Approvare una legge quadro del settore  che deve avere come priorità la salute dei cittadini, che non può essere sacrificata per il profitto dei privati e l’esigenza di far cassa da parte dello Stato». Quindi, «impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo. Il divieto attuale viene aggirato facilmente da parte dei concessionari, con diversi escamotage. Bisogna evitare che l’offerta e gli operatori del gioco d’azzardo siano presenti, in qualunque modo e forma, sui media». Si propone poi di «non utilizzare espressioni che hanno il solo scopo di nascondere la reale natura dell’azzardo. In particolare – rilevano gli autori delle proposte -, è scorretto e inopportuno utilizzare il termine “ludopatia”, che non cita l’azzardo. Il termine corretto, anche dal punto di vista scientifico, è “disturbo da gioco d’azzardo”». Non solo: è «fuorviante», per le due realtà organizzatrici dell’incontro, anche l’espressione “gioco responsabile”, «perché fa ricadere sull’individuo la responsabilità di un consumo problematico o di una dipendenza che sono, invece, attivamente perseguiti dal mercato. Infine, l’enfasi sul “gioco legale”, sempre richiamato dai concessionari, ha l’obiettivo di spostare l’attenzione sul gioco illegale, quando sappiamo da diverse ricerche e indagini che la crescita del gioco legale favorisce anche la diffusione del gioco illegale e che le organizzazioni criminali investono pesantemente anche nel gioco legale».

La proposta numero 4 prevede di «opporsi alla compartecipazione alle Regioni e agli enti locali del 5% del gettito delle Slot e delle Vlt. Se questa proposta passasse, infatti, pregiudicherebbe l’indipendenza delle istituzioni regionali e locali rispetto al fenomeno, creando un conflitto tra l’esigenza di tutelare il diritto alla salute dei cittadini e il bisogno di aumentare le entrate, tanto più laddove la situazione economico-finanziaria delle istituzioni è più grave», è la riflessione. Si continua quindi con il suggerimento di «garantire il diritto all’accesso ai dati sulla diffusione del gioco d’azzardo nel nostro Paese», ritenuti «cruciali» per «conoscere l’evoluzione del settore e prendere così le decisioni migliori per regolamentare il settore e difendere i diritti dei cittadini. Istituzioni, associazioni ed esperti devono poterli avere nel modo più completo e tempestivo possibile, suddivisi per gioco fisico e online e per Regione, Provincia e Comune». Su questo, ancora una volta, si registra «una reticenza e mancanza di trasparenza da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, se non un vero e proprio ostruzionismo, che sono stati anche oggetto di interrogazioni parlamentari».

L’ultima proposta, infine, è «ricostituire l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave presso il ministero della Salute. Sarebbe grave che questo organismo fosse soppresso per istituire una Consulta permanente dei giochi pubblici presso il ministero dell’Economia, con la presenza dei rappresentanti della filiera dell’azzardo, come intende fare il governo. Sarebbe un deciso passo indietro rispetto a una conquista che sembrava acquisita».

La campagna Mettiamoci in gioco «denuncia da tempo questa scelta assurda e incomprensibile del governo e delle istituzioni di favorire l’incremento dell’offerta di azzardo», ha rivendicato il portavoce don Armando Zappolini. E ha descritto la situazione «indegna» consegnata dai dati. «La maggior parte del gettito fiscale, al quale il mondo della politica non intende rinunciare, proviene da giocatori abitudinari, compulsivi e patologici. Sono ricavi intrisi di sangue e sofferenza delle famiglie e delle persone – sono ancora le parole del sacerdote -. Vogliamo denunciare questa ipocrisia. Tale distrazione colpevole richiede uno scatto di orgoglio e dignità da parte delle associazioni no slot e delle istituzioni locali, perché insieme si possa intraprendere un nuovo percorso che segni una inversione di rotta rispetto al passato».

Anche la Consulta nazionale antiusura, insieme alle Fondazioni antiusura e alle Caritas diocesane, «da tempo denuncia i pesantissimi effetti sociali dell’azzardo – ha osservato il presidente Luciano Gualzetti -. Non possiamo continuare ad assistere passivamente al fiorire di nuove tecniche di aggancio, che oggi minacciano anche e soprattutto i giovani e che sono all’origine di pesanti situazioni di sovrindebitamento, le quali a loro volta spesso si rivelano anticamera del ricorso all’usura». Per Gualzetti, «di fronte a questi scenari allarmanti, è divenuto improcrastinabile predisporre incisivi percorsi di tutela della salute individuale e pubblica e solidi strumenti di vigilanza, regolamentazione e repressione, con l’obiettivo di garantire legalità non solo al sistema del gioco, ma in definitiva al sistema-Paese».

6 giugno 2024