Da Marocco e Libano corridoi umanitari per i profughi

Siglata l’intesa con ministeri dell’Interno e degli Esteri, si avvia il percorso sperimentale promosso da Sant’Egidio, Chiese evangeliche e Chiese valdesi

Siglata l’intesa con ministeri dell’Interno e degli Esteri, si avvia il percorso sperimentale promosso da Sant’Egidio, Chiese evangeliche e Chiese valdesi

I Corridoi umanitari sono finalmente una realtà. Partiranno dal Marocco e dal Libano e permetteranno a mille persone in fuga dalla guerra di mettersi in salvo in Italia grazie a dei visti speciali. L’intesa, siglata ieri, 15 dicembre, alla Farnesina con il ministero dell’Interno e il ministero degli Esteri, è una vittoria «ecumenica», sottolinea Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. L’iniziativa, di cui Roma Sette ha già parlato nei mesi scorsi, è infatti partita dal progetto congiunto tra la Comunità e la Federazione delle Chiese Evangeliche italiane, con la collaborazione delle Chiese Valdesi.

Già da oggi si sono attivati gli uffici che permetteranno a piccoli gruppi di migranti di arrivare sani e salvi a partire da fine gennaio. Il piano umanitario, presentato stamattina presso la sede della Comunità di Sant’Egidio, è stato studiato a lungo, e prevede che persone in particolare stato di vulnerabilità, come donne sole con bambini o malati, vengano individuate da associazioni attive sui territori dove si concentrano i migranti della Siria – Libano – e del Sahel – Marocco – e abbiano il visto prima di partire. Una volta ottenuto, spiega Impagliazzo, i migranti verranno accompagnati nel nostro Paese con mezzi sicuri: «Il progetto vuole evitare altre morti in mare – aggiunge -, ma anche il traffico e lo sfruttamento di esseri umani e consentire invece a persone in stato di bisogno di accedere al sistema di protezione internazionale attraverso l’ingresso legale sul territorio italiano».

L’azione non avrà alcun costo per lo Stato. Per la procedura di identificazione ad esempio in Libano è già disponibile il Centro Papa Giovanni XXIII, che si occupa di un centro profughi al confine con la Siria; una volta individuate le persone idonee verranno presi contatti con l’ambasciata che rilascerà il visto umanitario secondo la normativa vigente. A quel punto verrà organizzato lo spostamento con voli di linea o compagnie navali, e le persone in questione, opportunamente registrate, verranno accolte dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma oppure dalla Comunità delle Chiese Evangeliche e Valdesi, sempre in piccoli gruppi, tra Sicilia, Toscana e Piemonte. Il costo totale dell’operazione si aggira intorno al milione di euro, ma verrà interamente sostenuto dall’8×1000 della Chiesa Evangelica e dai finanziamenti della Comunità di Sant’Egidio e della Chiesa Valdese. L’attenzione per i migranti è molto di più che una reazione all’acuirsi della crisi. Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche, ha tenuto a ricordare che l’azione contro la tratta per le Chiese Evangeliche si inserisce nel progetto attivo da parecchio tempo “Mediterranean Hope”; allo stesso modo il pastore Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola Valdese, ha raccontato come la sua comunità abbia già attivato progetti professionalizzanti: «Fermo restando che molto spesso sono persone già altamente qualificate» ha aggiunto.

Un primo grande passo e si guarda già alla strada da fare. Il progetto è partito in fase sperimentale e durerà da sei mesi a un anno, ma la speranza è che la riuscita del piano valga da buona pratica per l’Unione e conti un numero di visti sempre maggiore. Un terzo Ufficio di identificazione sarà aperto prossimamente in Etiopia per i rifugiati dall’Eritrea, e le comunità religiose si augurano soprattutto che l’iniziativa si possa replicare in altri contesti europei. Sarà «un’azione di pace», commenta Impagliazzo.

16 dicembre 2015