Da inizio pandemia persi 300mila posti di lavoro

I dati di ministero del Lavoro e Banca d’Italia. Il punto di minimo a metà giugno: -600mila posti. Nei primi due mesi del 2021 ristagna l’occupazione dipendente

Nei primi due mesi del 2021 l’occupazione dipendente regolare ha complessivamente ristagnato: nel bimestre gennaio-febbraio il saldo tra le posizioni attivate e quelle giunte al termine è rimasto all’incirca sugli stessi livelli del 2020, immediatamente prima dello scoppio della pandemia: -65mila in gennaio, 55mila in febbraio. È quanto emerge dalla nota congiunta del ministero del Lavoro e dalla Banca d’Italia “Il mercato del lavoro: dati e analisi”. Le cessazioni sono state 707mila, a fronte di 697mila attivazioni. Alla fine del periodo che va dall’avvio della crisi pandemica (1° marzo 2020) al 28 febbraio 2021, sono stati creati circa 300mila posti di lavoro in meno rispetto ai dodici mesi precedenti; dopo il punto di minimo raggiunto a metà giugno (quasi 600mila posti di lavoro in meno) è stata pertanto recuperata circa la metà del divario.

La pandemia ha fortemente rallentato la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato: per questa tipologia di contratto le attivazioni nette cumulate sui dodici mesi, che misurano la variazione del numero di posti di lavoro nel periodo considerato, sono però rimaste positive e pari a 259mila.Su tale tendenza hanno inciso il blocco dei licenziamenti e la dinamica delle trasformazioni registrate alla fine dello scorso anno, sostenute dagli incentivi introdotti dal decreto Agosto.

A dicembre le stabilizzazioni di contratti temporanei sono state oltre 100mila (20mila in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), riflettendo anche la scelta delle imprese di anticipare agli ultimi giorni del 2020 parte delle trasformazioni previste per i primi mesi del 2021: a gennaio e febbraio il numero delle conversioni di contratto è risultato pertanto lievemente inferiore rispetto allo stesso periodo del 2020. La creazione netta di posti di lavoro temporaneo è rimasta significativamente al di sotto di quella registrata nel periodo antecedente la pandemia; alla fine di febbraio la variazione cumulata sui dodici mesi è stata pari a -230mila.

A fine febbraio le posizioni lavorative occupate da donne erano circa 76mila in meno rispetto a un anno prima; quelle occupate da uomini erano invece 44mila in più: la differenza tra le due grandezze ammontava a circa 120mila posizioni. Tale divario può dipendere da molteplici condizioni tra cui l’eterogeneità dell’evoluzione della domanda di lavoro, più sfavorevole nei comparti dove la presenza femminile risulta più diffusa, e dell’offerta di lavoro.

29 marzo 2021