Al momento, la Custodia sta cercando di contattare «le diverse fazioni in campo per capire se qualcuno è in grado di darci informazioni. Finora senza risultato. È lecito pensare che sia stato preso da qualche gruppo. Stiamo facendo il possibile per comprendere chi. La situazione altamente caotica del Paese – ammettono i francescani – non ci permette di fare molto, purtroppo. Se avremo altre notizie, lo comunicheremo». Nel frattempo dalla Custodia di Terra Santa viene rinnovato l’invito, rivolto a tutti, «alla preghiera e alla solidarietà con padre Dhiya, con i suoi parrocchiani, i confratelli in Siria, i pastori e tutti coloro che si spendono in quel Paese per fare ancora del bene».

Il religioso era stato già rapito e detenuto da un gruppo jihadista nel luglio 2015, prima di riuscire a fuggire.

28 dicembre 2015