Crisi in Ucraina: «Le armi non sono mai la soluzione»

L’appello a tutte le parti coinvolte del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. La citazione delle parole di Francesco: «La guerra è una follia»

Nella giornata di ieri, 13 febbraio, anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha alzato la voce contro le minacce di guerra che arrivano dalla crisi in corso tra Ucraina e Russia. Lo ha fatto dopo la Divina Liturgia celebrata nella sede patriarcale del Fanar, a Istanbul. «Le armi non sono mai la soluzione. Al contrario, possono solo provocare guerra e violenza, dolore e morte», ha detto. Quindi il ricordo della parole pronunciate dal pontefice: «Come ha detto recentemente il nostro amato fratello Francesco, il Papa di Roma: “Non dimentichiamolo: la guerra è una follia”».

L’appello di Bartolomeo è a tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino. «Crediamo fermamente che non ci sia soluzione possibile per preservare e garantire la pace al di fuori della via del dialogo, che abolisce le condizioni che portano alla violenza e alla guerra», ha detto. Di qui l’esortazione: «Invitiamo tutte le parti coinvolte a perseguire la via del dialogo e del rispetto del diritto internazionale, a porre fine al conflitto consentendo a tutti gli ucraini di vivere in armonia». Guardando con preoccupazione alla situazione del confine orientale dell’Ucraina e alla tensione internazionale di queste ore, Bartolomeo ha affermato con forza che «va inequivocabilmente contrastata la possibilità di una nuova guerra in Europa, derivante dall’escalation della retorica violenta e dalla militarizzazione dei confini tra Russia e Ucraina. Chiediamo pace duratura, stabilità e giustizia nella regione».

Da ultimo, il patriarca ha rivolto a tutti l’invito a «contribuire attivamente alla risoluzione pacifica delle situazioni di conflitto», perché «il conflitto umano può benissimo essere inevitabile, guerra e violenza sono certamente da contrastare con ogni fibra del nostro essere». Quindi ai rappresentanti delle tradizioni religiose, alle autorità, a tutte le persone di buona volontà ha chiesto di chiedere a più voci «una soluzione pacifica a questa pericolosa escalation di parole e mezzi che gravano pesantemente e minacciosamente sul popolo ucraino. Il silenzio e l’indifferenza non sono un’opzione – ha aggiunto -. Non c’è pace senza una vigilanza costante. Pertanto, siamo tutti “condannati alla pace”, cioè destinati continuamente a stabilirla e difenderla».

14 febbraio 2022