Crisi dolorosa, uscirne insieme

L’appello della Scuola di Economia civile: «È questo il momento di dimostrare che lo Stato siamo noi. E che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing»

Ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza che da sanitaria sta diventando sociale, economica e psicologica. È ancora troppo presto per comprenderne le conseguenze in maniera esaustiva, ma è certo che questo periodo non passerà senza lasciare un segno nelle nostre vite, nelle nostre relazioni sociali e nell’economia. Conseguenze che potrebbero essere molto dolorose. È un tempo che ci chiama tutti alla responsabilità. In molti stanno iniziando a conteggiare i propri danni, e basta guardarsi intorno per vedere come tutto stia rallentando. Ma questo è proprio il tempo in cui se ognuno guarda solo a se stesso, alla propria impresa, al proprio lavoro, difficilmente ne usciremo senza troppi danni.

appello all'italia civileCome Scuola di Economia civile nei giorni scorsi abbiamo lanciato un appello all’Italia civile perché riteniamo che questo sia il momento di non tirarsi indietro, di farsi carico del bene comune. In esso, tra l’altro, leggiamo: «È questo il momento di dimostrare che lo Stato siamo noi. E che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing ma è una pratica reale che si attiva soprattutto nel momento della crisi: dimostrando attenzione ai beni comuni (la salute, il lavoro), praticando una comunicazione corretta, formulando proposte concrete e sostenibili con una visione d’insieme, attivando azioni concrete rivolte alle persone più fragili, valorizzando un sistema fatto da imprese, famiglie, scuole, università, organizzazioni ed enti che diventino protagonisti di una nuova e indispensabile solidarietà proattiva».

coronavirus, mascherineSono tante le storie di responsabilità sociale e civile di questi giorni, che fanno capolino tra le notizie cupe relative al diffondersi del virus: chi prepara pizze per medici e infermieri, chi acquista e spedisce mascherine nelle zone più a rischio, chi produce e regala disinfettanti. L’Italia, nei suoi momenti decisivi, ha sempre reagito con un surplus di impegno e di solidarietà. L’appello così continua: «Per le persone e le imprese sane è il momento di tirar fuori generosità e creatività, di praticare buon senso e ragionevolezza. Nessuno si salva da solo, nessuna impresa si salva da sola. Servono nuove reti, relazioni di reciprocità, percorsi di mutuo sostegno, tra imprese del Nord e del Sud, nei territori e nelle città. È una grande occasione per ricostruire un’operosa fiducia collettiva e per diventare più adulti, meno emotivi e scomposti di come ci vorrebbero certi media. E forse, davvero civili».

Sin dai primi minuti dalla diffusione di questo appello si sono moltiplicate le adesioni di imprenditori e consulenti che hanno risposto alla chiamata: qualcuno offre consulenze gratuite, altri si mettono a disposizione, assistiamo a tanti comportamenti virtuosi di imprese che facilitano la vita ai dipendenti e cercano di mettersi in rete. Tutti, non solo gli imprenditori, possiamo fare qualcosa per aiutarci: è il momento di scatenare la fantasia della carità. Ne usciremo solo insieme e per questo più uniti.

10 marzo 2020