Crescono le disuguaglianze, diminuisce la consapevolezza

Il direttore della Caritas diocesana don Benoni Ambarus commenta il rapporto Oxfam sulle disuguaglianze. E fa il punto sulla realtà di Roma, che «si impoverisce e invecchia a vista d’occhio». Le contromisure, che «chiamano in causa ognuno di noi»

«Puntuale, come ogni anno, alla vigilia del meeting finanziario dei “potenti del mondo” a Davos, la ong inglese Oxfam ha presentato il suo Rapporto sulle disuguaglianze. Il documento, dal titolo “Bene pubblico, ricchezza privata”, mette ancora una volta l’accento sul lato oscuro della globalizzazione, ricordando come lo sviluppo e l’integrazione che caratterizzano il mondo della finanza non camminano di pari passo con la giustizia, la dignità e i diritti dell’uomo». Dalle pagine web della Caritas diocesana di Roma, il direttore don Benoni Ambarus commenta i dati della ong sulla forbice ricchi-poveri, a livello globale. «Nel corso dell’ultimo anno – evidenzia il sacerdote – le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone (la metà più povera dell’umanità) hanno visto decrescere quel che avevano dell’11%». Lo dimostrano i dati: «L’1% più benestante detiene il 47,2% della ricchezza aggregata netta. L’uomo più ricco in assoluto, Jeff Bezos, proprietario di Amazon, a marzo 2018 aveva un patrimonio netto stimato in 112 miliardi di dollari, quando appena l’1% di questa somma corrisponde all’intera spesa sanitaria dei 105 milioni di etiopi».

infografica oxfam disuguaglianzeIn questo panorama mondiale è perfettamente inserita anche l’Italia, dove «nel 2018 i contrasti si sono aggravati: il 20% più ricco degli italiani detiene il 72% della ricchezza nazionale contro il 66% di un anno prima, mentre il 60% più povero deve accontentarsi appena del 12,4%, ancora meno del 14,8% di 12 mesi prima». Don Ambarus cita i dati Oxfam: «Il 5% più ricco degli italiani era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero e i primi 21 miliardari italiani avevano gli stessi beni del 20% più povero della popolazione». In questi numeri, avverte il sacerdote, è insito un paradosso: «Negli ultimi 40 anni la dinamica della disuguaglianza è diminuita globalmente, ma è aumentata localmente. Questo – prosegue – è dimostrato dalla situazione romana illustrata nel secondo rapporto della Caritas diocesana “La povertà a Roma: un punto di vista” presentato la scorsa settimana». Una città, Roma, che «riproduce sofferenze e diseguaglianze, amplificandole ancora di più».

Don Ambarus snocciola, come un triste rosario, i dati già contenuti nel rapporto Caritas: un reddito individuale imponibile distribuito in maniera «profondamente diseguale», dai 40.530 euro del II municipio ai 17.053 euro del VI; una città che «si impoverisce e invecchia a vista d’occhio», con circa 10mila over 65 in ogni municipio che non raggiungono il reddito di 11mila euro, per un totale complessivo di 146.941 abitanti: «Un’intera grande città fatta di anziani che vivono di stenti dentro una grande metropoli contemporanea». E ancora, l’aumentare del disagio delle famiglie “normali” – «in 10 anni sono aumentate del 47,8% le famiglie con un solo occupato e sono 92.790 quelle senza occupati, senza ritirati dal lavoro e con almeno un elemento disponibile al lavoro» -; la disoccupazione «aumentata visibilmente» per i giovani. E l’elenco potrebbe continuare ancora.

«Cosa fare?», domanda il direttore Caritas. «L’indicazione che arriva dal Rapporto Oxfam parla di politiche fiscali con finalità redistributive. Interventi che sappiano combattere a livello globale elusione ed evasione, inasprendo la lotta contro i paradisi fiscali. Vi sono però anche misure che chiamano in causa ognuno di noi». A cominciare dalla scelta di «consumare beni che abbiano una filiera “certificata” in materia di diritti», per continuare poi con una serie di scelte che chiamano alla responsabilità: «Effettuare investimenti e operazioni bancarie in modo etico, vivere nel creato come custodi e non come ereditieri». Infine, «la scelta di “votare con il portafoglio”, scegliendo leader che sappiano dar voce a uno sviluppo sostenibile, che sappia contrastare le disuguaglianze e fermare il cambiamento climatico, per dare un futuro all’umanità».

22 gennaio 2019