Cresce la persecuzione anticristiana nel mondo

"Porte aperte" pubblica la World Watch List 2020: tra il 1° novembre 2018 e il 31 ottobre 2019, 8.537 casi di violenza o abusi sessuali, almeno 630 matrimoni forzati, 9.488 chiese ed edifici connessi attaccati o chiusi

I numeri non lasciano nessun argine al dubbio: cresce, in termini assoluti, la persecuzione anticristiana nel mondo. “Porte aperte – Open Doors” pubblica i dati della World Watch List 2020 (Wwl) per il periodo che va dal 1° novembre 2018 al 31 ottobre 2019: la lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Complessivamente, salgono da 245 a 260 milioni i cristiani perseguitati: sostanzialmente, 1 cristiano ogni 8 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede.

«Su circa 100 Paesi potenzialmente interessati dal fenomeno monitorati dalla nostra ricerca – si legge nel rapporto -, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema. Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende da 4.305 dello scorso anno a 2.983 del 2019, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, ben più letali dei terroristi Boko Haram. La Repubblica Centrafricana e, in particolare, lo Sri Lanka, con il terribile attentato di Pasqua 2019, sono rispettivamente il 2° e 3° Paese per numero di uccisioni». 11 le nazioni che «rivelano una persecuzione definibile estrema, di fatto le stesse dell’anno scorso», con Sudan ed Eritrea che si scambiano le posizioni. Al primo posto sin dal 2002 ancora la Corea del Nord, dove «non cambiano le stime sui cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla fede (tra i 50 e i 70mila)». Anche Afghanistan (2°), Somalia (3°) e Libia (4°) totalizzano un punteggio uguale o superiore ai 90, ma «con fonti di persecuzione diverse rispetto alla Corea del Nord, connesse a una società islamica tribale radicalizzata e all’instabilità endemica di questi Paesi: la fede va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la morte». Il Pakistan rimane stabile al 5° posto: nonostante il 2019 venga ricordato come l’anno del rilascio di Asia Bibi,  questo Paese rimane ai primi posti in tutti gli ambiti della violenza anticristiana, mantenendo elevata anche la pressione nelle altre aree della vita quotidiana dei cristiani, specie attraverso la discussa legge contro la blasfemia, tuttora vigente.

Nel dettaglio, sono 8.537 i casi registrati di violenza o abusi sessuali, a cui si dovrebbero sommare i matrimoni forzati – «almeno 630» -. Numeri allarmanti, che però «rappresentano solo la punta dell’iceberg – spiegano da Porte aperte – , poiché questo tipo di persecuzione, usata spesso come arma per piegare la volontà, avviene spesso in ambienti domestici, per cui il sommerso è imponente». Un ambito, quello della violenza di genere, nel quale l’associazione sta potenziando la ricerca negli ultimi anni, scoperchiando un universo di abusi sempre più sconvolgente, tanto da annunciare per la fine di febbraio un report ad hoc. Intanto, fra i dati già pubblicati emerge la crescita esponenziale di chiusure, attacchi e distruzioni di chiese ed edifici connessi, come scuole e ospedali: 9.488 , contro i 1.847 dell’anno precedente, di cui oltre 5.500 nella sola Cina, che così sale nella lista dal 27° al 23° posto, attuando tra le altre cose una sempre più stringente sorveglianza (anche tecnologica) sulle attività cristiane.

1 ogni 2,5 cristiani sperimenta un livello alto di persecuzione in Asia, perpetuando l’involuzione costante di questi anni, Medio Oriente incluso. Delineato anche l’impoverimento in materia di diritti umani che attraversa l’India: stabile al 10° posto della Wwl 2020, continua un processo di induizzazione – facendo leva su un nazionalismo religioso spinto dal partito Bjp -, che lascia sempre meno spazio alle altre fedi, in particolare al cristianesimo, attraverso espulsioni e chiusure di ong, missioni e attività sociali finanziate dall’estero. Parallelamente, si respira un clima di impunità per chi aggredisce e viola i diritti dei cristiani. 9, in tutto, gli Stati che hanno adottato leggi anti-conversione. Cresce, poi, la violenza anticristiana in Africa: il Burkina Faso entra nella Wwl direttamente al 28° posto, connesso alla destabilizzazione e radicalizzazione di tutta l’area del Sahel, in particolare di Nigeria (12°), Mauritania (24°), Mali (29°), Camerun (48°, altra new entry), Niger (50°) e Chad (58°). Peggiora la condizione dei cristiani in Nord Africa, con l’Algeria (che sale da 22° al 17°) a trainare e l’Egitto stabile al 16°, con il fenomeno dei rapimenti delle ragazze cristiane copte.

Per il direttore di “Porte aperte – Open Doors” Cristian Nani, «fuoriuscire dalle mere dichiarazioni per agire concretamente diventa un imperativo di governi e istituzioni o saremo ricordati per aver chiuso gli occhi di fronte a una delle più imponenti persecuzioni di massa mai sperimentate in questa terra. In Iraq, evidenzia, «dal 2003 a oggi è sparito l’87% dei cristiani, mentre in Siria dal conflitto civile il 66%. È emergenza assoluta: il Risiko di interessi economici e geopolitici in Medio Oriente deve lasciare spazio alla causa dei cristiani perseguitati». Nani accende i riflettori anche sul dramma della violenza di genere: «Donne cristiane rapite e violentate con genitori o mariti costretti a sentire le grida al telefono: la brutalità del fenomeno degli abusi sessuali e dei matrimoni forzati è sconcertante. Ed è solo la punta di un iceberg che pian piano stiamo scoprendo. Se esiste sommerso in un Paese come l’Italia, figuriamoci in Paesi dove i cristiani sono considerati cittadini di serie B».

16 gennaio 2020