Cosa aspettarsi dal governo M5S-Lega

Avviato il dialogo sulla stesura del programma: sull’immigrazione posizioni non in conflitto. Qualche ipotesi: tentativo di aumentare i rimpatri, cambio di rotta sull’accoglienza e lotta per evitare sbarchi quasi solo nei porti italiani

«Prima gli italiani» e stop al flusso di migranti in arrivo nel nostro Paese. Con il dialogo ormai avviato sulla stesura di un programma di governo, Movimento 5 Stelle e Lega entrano nel vivo della discussione anche delle misure da attuare sul tema dell’immigrazione. Partendo da un punto di vista comune: occorre fermare il flusso di arrivi in Italia. Su questo specifico tema – qui parliamo invece di lotta alla povertà – le posizioni dei due movimenti politici non sono affatto agli antipodi e non è un caso che sia stato lo stesso leader dei 5 stelle Di Maio a usare per primo l’espressione “taxi del Mediterraneo” (poi parzialmente smentita) per indicare le navi delle ong impegnate in operazioni di salvataggio in mare, evocando così lo spettro dell’invasione pilotata. Un tema, questo, molto caro a Matteo Salvini che sul blocco dei flussi ha sempre avuto una posizione netta e solo pochi giorni fa rilanciava l’esigenza di mettere «l’emergenza immigrazione» al centro dell’agenda del prossimo governo. «L’estate è tempo di sbarchi – ha detto -. Io voglio che nasca un governo solo se c’è il preciso impegno a rimandarli a casa loro perché sono troppi». A divergere, in caso, sono i metodi evocati per affrontare il tema: il Movimento 5 stelle ha fatto più volte richiamo a una maggiore responsabilità e condivisione in chiave europea mentre la Lega parla espressamente di controllo dei confini.

Più rimpatri (forse). Se l’intesa tra le due forze politiche porterà realmente a un nuovo esecutivo, ci si può aspettare uno sforzo per incentivare i rimpatri dei migranti irregolari. Finora, come ricorda Ispi (dati 2013-2017), il nostro Paese è riuscito a rimpatriare solo il 20% delle persone straniere a cui è stato intimato di lasciare il territorio. E questo non per scarsa volontà o inefficienza del sistema ma perché mancano accordi di riammissione con i Paesi di origine e, anche laddove questi esistano, non sempre sono applicati, oltre a essere molto costosi.

“Porti sicuri” anche altrove. C’è da aspettarsi, inoltre, un atteggiamento ancor più rigido sul salvataggio in mare e l’approdo in Italia. La vicenda di questi giorni del veliero Astral dell’ong spagnola Proactiva Open Arms, rimasto in mare tre giorni con oltre 100 persone salvate a bordo (tra cui donne e minori) prima di ricevere l’ok per il trasbordo sulla nave di Sos Mediterranèe e, dopo un successivo stallo, per l’attracco al porto di Catania, potrebbe essere un’anteprima di ciò che vedremo, in modo ancor più rafforzato, nei prossimi mesi. E cioè della volontà da parte dell’Italia di costringere gli altri Paesi europei a indicare il porto più sicuro: nel caso raccontato, la richiesta è stata fatta alla Gran Bretagna, dal momento che il veliero batte bandiera inglese. La prassi operativa di un governo Lega-M5S potrebbe essere proprio questa. Prassi che, oltre a essere opinabile dal punto di vista del diritto internazionale, potrebbe – sottolineano tutte le organizzazioni che si occupano di rifugiati, a partire dall’Unhcr – mettere a rischio la vita delle persone.

Accoglienza, cambio di rotta. L’altro punto in comune tra le due forze politiche è la stretta sull’accoglienza: da una parte il Movimento 5 stelle ha sempre tuonato contro il “business” delle cooperative e in una recente intervista Di Maio ha affermato chiaramente di pensare a un’accoglienza «gestita dallo Stato e non da soggetti privati. Abbiamo ancora troppe cooperative, società, alberghi che gestiscono tutto o quasi – ha detto -. La speculazione sull’accoglienza non è accettabile. Quest’anno siamo arrivati a 4,6 miliardi di euro per l’accoglienza, continuano ad aumentare i costi e la gran parte dei centri in cui accogliamo i migranti sono privati e straordinari». Dall’altra parte c’è la posizione ancor più netta di Salvini, che non perde occasione per rilanciare il tema degli “alberghi a 5 stelle” per gli immigrati in contrapposizione alla situazione di disagio di molti italiani. Solo due giorni fa sul suo account Twitter ha postato un video in cui chiede di espellere i migranti che fuori da un centro di accoglienza in provincia di Verona, protestano per le condizioni di vita all’interno. Un messaggio, quello di “prima gli italiani”, che ha caratterizzato l’intera campagna elettorale del leader della Lega.

11 maggio 2018