Corte di giustizia europea: «Assumere 250mila precari della scuola»

Il tribunale di Lussemburgo ha accolto il ricorso dei sindacati italiani. Giudicate illegittime le norme italiane che prevedono rinnovo continuo di contratti a tempo per i supplenti. Possibili risarcimenti e assunzioni 

Una mazzata per il Governo italiano, una speranza per i precari della scuola. Arriva direttamente dalla Corte di giustizia europea che ha sentenziato: «La normativa sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato». Una sentenza che arriva dopo i ricorsi del sindacato contro l’abuso, appunto, dei contratti a termine nel pubblico impiego.

I fatti, dai quali scaturisce la sentenza, hanno la loro origine nelle cause presentate da un gruppo di lavoratori precari assunti in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione. Secondo i giudici di Lussemburgo la normativa italiana non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo ad una successione di contratti di lavoro a tempo determinato. La Corte Ue ha evidenziato come «l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato non ammette una normativa che, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali dirette all’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento delle procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito per tale rinnovo».

ll bacino degli insegnanti precari che sono stati in cattedra più di tre anni è tra le 250 e le 300 mila persone. Se si rivolgeranno a un tribunale del lavoro italiano, con questa sentenza europea che fa giurisprudenza, la loro assunzione definitiva ha alte possibilità. Chi nel frattempo ha già trovato un impiego al di fuori della scuola potrà chiedere un risarcimento. La sentenza, che interessa anche il personale amministrativo (Ata) della scuola italiana, prevede un risarcimento anche per gli scatti d’anzianità fin qui non riconosciuti dal 2002 al 2012. Ma, trattandosi di un rinvio pregiudiziale, e cioè di quel meccanismo che consente ai giudici degli Stati membri di interpellare la Corte in merito all’interpretazione del diritto dell’Unione, la Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta infatti al giudice del Paese Ue risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte europea.

 

27 novembre 2014