Corruzione percepita, l’Italia al 60° posto nel mondo

La classifica stilata da Transparency International: il Bel Paese terzultimo in Europa. Cantone (Anac): «Necessario coinvolgere tutte le forze sociali»

Su 176 Paesi, l’Italia si piazza al 60° posto nel mondo rispetto alla percezione della corruzione. A stabilirlo è il Corruption perception index (Cpi), messo a punto dalla ong Transparency International sin dal 1995 per misurare la corruzione percepita nel settore pubblico da parte di esperti e uomini d’affari. Il rapporto di quest’anno è stato presentato ieri, 25 gennaio, nella sede dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac): per il terzo anno consecutivo l’Italia, pur risultando terzultima in Europa, migliora comunque la sua posizione, per il terzo anno consecutivo.

«Il tasso di corruzione è oggettivamente ancora molto elevato», è il commento del presidente Anac Raffaele Cantone. A dimostrarlo, indagini giudiziarie che «hanno rivelato come fosse parte della vita del Paese», e non un episodio occasionale. Si confermano però, ha evidenziato, «i segnali di un’inversione di tendenza». E questo nonostante il fatto che di corruzione, «per fortuna», oggi si parli molto e ciò abbia indubbiamente un’influenza sulla percezione del fenomeno. Vale a dire cheverosimilmente il tasso reale di corruzione del Bel Paese è inferiore a quello di altri Stati meglio collocati nella classifica della corruzione percepita, dove, ad esempio, l’Italia è pari a Cuba, dietro alla Romania. «Ma che la corruzione percepita sia maggiore di quella reale – hanno evidenziato sia Cantone che il presidente di Transparency Italia Virginio Carnevali – è un elemento di per sé importante per come influisce, ad esempio, sulle scelte degli investitori». O più in generale, come ha sottolineato il presidente Anac, perché «rivela un clima sfiducia».

Il contrasto al fenomeno della corruzione, per Cantone, «richiede in modo rilevante il coinvolgimento di tutte le forze sociali, com’è accaduto nella lotta contro la mafia». Allo stesso tempo, il lavoro di prevenzione culturale deve far leva su aspetti anche molto concreti. Fra questi, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha citato il danno reale all’economia del Paese, ricordando la correlazione, dimostrata dagli economisti, tra alti tassi di corruzione e bassi livelli di crescita. Al contrario, ha osservato, in Italia c’è che chi sostiene che i controlli siano un ostacolo all’economia. È necessario quindi trovare un equilibrio «difficilissimo» tra l’esigenza dei controlli e la fluidità delle attività economiche. Tuttavia, ha precisato, «nel nostro Paese una situazione di deregulation sarebbe una catastrofe ben superiore ai problemi della iper-regolamentazione».

In occasione della presentazione del rapporto 2016 di Transparency International, l’Anac ha anche sottoscritto un accordo con il ramo italiano della ong, finalizzato al sostegno alla pratica del cosiddetto “whistleblowing”, vale a dire la denuncia di illeciti da parte di dipendenti pubblici, offrendo canali di comunicazione privilegiati e forme di tutela.

26 gennaio 2017