Corruzione, Italia ancora lontana dai Paesi avanzati

Le considerazioni e i dati resi noti dal presidente dell’Anac Francesco Merloni nella Relazione annuale. Corruzione polverizzata e multiforme: «Il valore della tangente è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti»

«Secondo l’ultimo rapporto di Transparency International ai significativi progressi degli anni scorsi, si aggiunge l’ulteriore, seppur lieve, avanzamento dell’Italia nel 2019, salita da 52 a 53 punti. Ciò nonostante, siamo ancora a metà classifica, quindi ben lontani dagli standard che merita un paese avanzato come il nostro». Lo dice il presidente dell’Anac Francesco Merloni nella Relazione annuale dell’Autorità nazionale anticorruzione ieri, 2 luglio, nella sala della Regina a Montecitorio. «L’indice di Transparency – aggiunge Merloni – è certamente utile a registrare il comune sentire, la percezione, appunto, del fenomeno, che come si sa è soggettiva e condizionata dalle vicende riportate dalla stampa e dai media. Per conoscere e combattere meglio la corruzione è quindi necessario guardare soprattutto a rilevazioni oggettive».

Corruzione polverizzata e multiforme in tutto il territorio. «Da un esame delle informazioni disponibili emerge che il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese», afferma dice il presidente dell’Anac nella sua Relazione, spiegando che «l’Anac ha iniziato ad analizzare alcuni dati oggettivi di cui dispone, come quelli tratti dalle comunicazioni che i pubblici ministeri inviano al Presidente dell’Autorità quando esercitano l’azione penale per alcuni reati contro la pubblica amministrazione». Il valore della tangente, sottolinea Merloni, «è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti». Secondo il presidente Anac, «le vicende esaminate dimostrano come sia assolutamente necessario mantenere alta l’attenzione, agendo con tutti gli strumenti possibili, a partire dai doveri di comportamento dei pubblici funzionari».

Corrotti anche per 50 euro, in un caso persino per un abbacchio. «Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2mila o 3mila euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro», afferma il il presidente dell’Anac parlando dei fenomeni di corruzione nella Pubblica amministrazione tramite tangenti. «Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati) – continua il presidente Anac – figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio!».

L’80% delle istruttorie relative ai contratti pubblici. Nella lotta alla corruzione da parte delle istituzioni l’Anac “ha fornito supporto soprattutto tramite l’attività regolatoria e consultiva, finalizzata a dare indirizzi interpretativi e applicativi. Molta attenzione è stata dedicata anche alle segnalazioni arrivate da cittadini, dipendenti pubblici, amministrazioni, imprese, associazioni di categoria. «Si tratta – spiega Merloni – di un canale aperto a chi vuole segnalare illeciti e che rappresenta una fondamentale base conoscitiva di vicende, forme e condotte corruttive. Dalle segnalazioni sono infatti scaturite molte delle istruttorie avviate in questi anni in tutti gli ambiti di competenza dell’Autorità (quasi 36 mila, l’80% delle quali relative al settore dei contratti pubblici)».

Francesco Merloni, ANAC anticorruzioneLa prevenzione non è un inutile aggravio, non abbassare la guardia. «Vi sono state indubbiamente delle difficoltà a investire sulla prevenzione. Si tratta di attività (e non certo le uniche) per lo più svolte a “costo zero”, senza formazione o nuove assunzioni per i noti vincoli di spesa cui è sottoposta la pubblica amministrazione, che inducono molti a giudicare la normativa anticorruzione come un inutile aggravio. L’Autorità ritiene questo giudizio estremamente pericoloso perché diffonde l’idea che la prevenzione è solo adempimento formale», ha affermato il presidente dell’Anac nella sua Relazione nella sala della Regina a Montecitorio. «Abbassare la guardia – ammonisce Merloni – e alimentare la percezione generale che il problema della corruzione non sia poi così rilevante, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo sarebbe un grave errore e un arretramento rispetto agli importanti passi avanti compiuti».

La mafia approfitta anche dell’emergenza covid. Il presidente Merloni ha anche evidenziato come «le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso», da coronavirus, «con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi».

Carenze sulla qualità dei piani di prevenzione, primo antidoto per la Pa. «L’esperienza maturata sui vari fronti ci dice che la maggior parte delle amministrazioni attua la prevenzione della corruzione e non c’è ormai quasi più bisogno delle sanzioni (il numero è estremamente limitato, pari a 33, l’1,3% del totale dei procedimenti avviati, e riguarda i casi di totale assenza del piano anticorruzione) – afferma il presidente dell’Anac -. Tuttavia, vi è ancora molto da fare sulla qualità dei piani; spesso infatti sono state riscontrate carenze, soprattutto la mancanza di misure specifiche calate nella realtà concreta dell’amministrazione. Non si è del tutto compreso – aggiunge – che il piano è uno strumento organizzativo in grado di aiutare l’amministrazione ad analizzare i propri processi, per ottimizzarli anche in funzione della prevenzione del rischio corruttivo e per creare un clima interno sfavorevole al suo verificarsi. Prevenzione della corruzione, imparzialità e funzionalità vanno di pari passo. Una buona e ordinata amministrazione, organizzata alla luce dei principi costituzionali e al servizio dei cittadini, è il primo vero antidoto contro la corruzione».

denaro, usura, tangenteI funzionari pubblici rispettino i doveri di comportamento. «I piani anticorruzione sono efficaci solo se riescono a incidere su un’altra componente fondamentale della prevenzione: i doveri di comportamento dei pubblici funzionari. L’importanza dei doveri è sancita dalla Carta Costituzionale, secondo cui le funzioni pubbliche sono svolte con imparzialità (art. 97), al servizio esclusivo della Nazione (art. 98) e con disciplina e onore (art. 54). Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici del 2013 ha offerto una prima declinazione di questi principi, prevedendo i doveri – minimi – di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta, che devono essere integrati dalle singole amministrazioni», precisa il presidente dell’Anac. L’Autorità, continua Merloni, «ha tuttavia constatato la prassi di riprodurne passivamente le disposizioni, senza alcun adattamento allo specifico contesto. Per comprenderne le ragioni e rilanciare i codici, è stato costituito un gruppo di studio interdisciplinare, che ha elaborato una relazione da cui poi sono scaturite le linee guida approvate lo scorso febbraio. Vanno poi colte le vere potenzialità dei codici, promuovendo l’adesione spontanea ai doveri di comportamento in essi contenuti, non solo per assicurare correttezza e imparzialità nell’agire pubblico, ma soprattutto per l’arricchimento professionale dei dipendenti, perché il vero obiettivo è avere funzionari consapevoli del proprio ruolo al servizio della pubblica amministrazione di oggi e di domani».

tangente, corruzione, anticorruzione, anac, denaro, soldiServe un tagliando alla legge, senza toccare i cardini«”Ringrazio il ministro della Funzione pubblica per aver voluto istituire la Commissione per la ricognizione e la revisione del sistema normativo, a cui l’Anac sta partecipando attivamente, trasferendo in quella sede la propria esperienza applicativa, nella prospettiva di un intervento legislativo che porti a correzioni e semplificazioni, ma lasciando immutati i cardini e i principi fondamentali del sistema», ha affermato Merloni. «La materia – osserva – ha certamente bisogno di un “tagliando”, per semplificare la normativa (pervenendo a uno o più testi unici che raccolgano tutte le norme relative all’anticorruzione e alla trasparenza), ma anche per renderla più efficace. L’approccio “collaborativo” è stato lo strumento primario con cui l’Autorità ha operato, nella convinzione che la corruzione si combatte con il coinvolgimento di tutti gli attori preposti. Il rapporto con i nostri interlocutori principali – amministrazioni e responsabili della prevenzione della corruzione – è stato impostato con l’obiettivo di affiancarli nell’attuazione della normativa».

Emergenza sanitaria: spesi 3 miliardi, 70% per dpi (38% mascherine) e 3% tamponi. Secondo i dati della relazione annuale dell’Autorità anticorruzione al Parlamento, nel primo quadrimestre la Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp) detenuta dall’Anac ha registrato 61.637 procedure connesse all’emergenza sanitaria, per una spesa complessiva di 3 miliardi (3,04 miliardi per l’esattezza). La gran parte dell’importo, oltre 2 miliardi, è riferibile al periodo più critico dell’emergenza, ovvero quello compreso fra il 1° marzo e il 10 aprile.
La voce di spesa più significativa è quella relativa alla fornitura di dispositivi di protezione individuale (Dpi), che da sola rappresenta quasi il 70% del totale: mascherine (1 miliardo e 165 milioni, ossia il 38%) e altri Dpi come guanti, camici e visiere (942 milioni, il 31%). Per i tamponi spesi 99 milioni, ossia solo il 3% del totale. E poi ventilatori e ossigenoterapia (396 milioni, 13%), disinfettanti e igienizzanti (45 milioni, il 2% ) e altri prodotti (393 milioni, il 13%). La spesa legata all’emergenza Covid è stata gestita per poco più di un terzo a livello centralizzato nazionale (39%) e per la parte restante a livello regionale (61%). La spesa direttamente riferibile agli enti locali è invece del 4,5%.

whistleblower, whistleblowing, segnalazioen illeciti, corruzione, anticorruzione, tangentiSegnalazioni whistleblowing ancora in crescita (+11%). «L’istituto del whistleblowing ha avuto, anche nel corso del 2019, un vero e proprio andamento esponenziale se si considera che si è passati dalle 125 segnalazioni del 2015 alle 873 del 2019, per un totale complessivo di circa 2330 segnalazioni». È quanto si legge nella Relazione annuale dell’Anac. È dunque continuato a crescere il numero di dipendenti pubblici che hanno segnalato illeciti di cui sono venuti a conoscenza sul luogo di lavoro: 125 nel 2015, 183 nel 2016, 364 nel 2017, 783 nel 2018, 873 nel 2019. Le segnalazioni di whistleblowing ricevute dall’Anac nel 2019 sono state 90 in più del 2018 (+11%), pervenute in grande maggioranza tramite l’apposita piattaforma informatica protetta. Più della metà tuttavia (488 in tutto) sono state soggette ad archiviazione diretta in quanto relative a materie che esulano dalle competenze di Anac. Le segnalazioni che avevano ad oggetto illeciti rilevanti sotto il profilo penale o erariale, sono state inoltrate alle Autorità competenti nel rispetto della riservatezza dell’identità del segnalante: 112 alla Procura della Repubblica e 89 alla Corte dei conti. Da rilevare anche l’aumento, per certi versi preoccupante, delle comunicazioni inerenti misure discriminatorie verso i segnalanti, pari a circa 70. Sotto questo profilo, nel 2019 l’Anac ha irrogato la prima sanzione (5 mila euro), comminata a un dirigente di un comune del Casertano, quale firmatario di provvedimenti ritorsivi verso un dipendente che aveva denunciato presunte irregolarità in Procura.

3 luglio 2020