Corridoi umanitari, nuovi arrivi dall’Etiopia

Continuano gli arrivi, sicuri e nel rispetto della legalità, nell’ambito del protocollo d’intesa siglato con lo Stato italiano da Cei e Sant’Egidio. Il 27 febbraio 114 profughi approderanno nelle diocesi italiane

«Dal campo al campanile». Il responsabile dell’ufficio Politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas italiana Oliviero Forti riassume in questo slogan l’obiettivo del corridoio umanitario aperto dai campi profughi dell’Etiopia, che il prossimo 27 febbraio porterà in Italia 114 profughi. Un’iniziativa realizzata nell’ambito del protocollo d’intesa siglato con lo Stato italiano dalla Cei – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio, che prevede il trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni.

Forti parla direttamente dal campo profughi di Mai-Aini. «Al momento – afferma in un video online sulla pagina Facebook di Caritas italiana – 11mila persone si trovano in questo campo. Qui abbiamo deciso di trovare i più vulnerabili, che arriveranno in Italia. Tanti uomini, donne e bambini che verranno accolti dalle diocesi», dove troveranno «accoglienza e integrazione nel nostro Paese». Dal campo al campanile, appunto. Il corridoio umanitario, gli fa eco Daniele Albanese, coordinatore dei corridoi umanitari di Caritas italiana, « è fatto di quattro passaggi: la selezione, ossia in Etiopia incontriamo i profughi nei campi e li selezioniamo per venire in Italia; il match, l’abbinamento con le diocesi dove i profughi verranno a stare in Italia; viaggi legali e sicuri, canali legali d’ingresso per evitare le morti nel Mediterraneo; l’integrazione, il passaggio più importante per i rifugiati e per le comunità di accoglienza».

I primi arrivi dal corridoio umanitario sono dello scorso 30 novembre: 25 persone sono approdate in Italia dall’Etiopia, ospitate da parenti già presenti nel nostro Paese ma anche dalla Caritas diocesana di Ventimiglia, dalla Caritas diocesana di Ragusa e dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. L’accoglienza prevede l’intervento di parrocchie, famiglie e istituti religiosi e l’utilizzo di appartamenti privati, con il supporto di famiglie tutor italiane che si occupano di accompagnare il percorso di integrazione sociale e lavorativa di ognuno sul territorio garantendo servizi, corsi di lingua italiana, cure mediche adeguate.

20 febbraio 2018